Avere “visibilità” è facile, anzi, facilissimo. Basta saper costruire una comunicazione seducente sia per le persone che per gli algoritmi.
Vuoi visibilità? Se ci vediamo davanti a una pizza, ti dico come ottenerla con poco sforzo.

Ma tu non vuoi solo visibilità.
Vuoi visibilità e credibilità, che è la somma di reputazione, autorevolezza e fiducia. E per quella, purtroppo, il tempo di una pizza non basta.
Serve un messaggio forte molto più articolato, che faccia leva sulle parole giuste, il giusto pathos, il giusto ethos e tutti gli elementi coerenti con i tuoi obiettivi a medio termine.
Tutti questi fattori possono far crollare la visibilità, perché sono complessi e non è facile governarli in un messaggio che abbia almeno una chance di emergere nell’ecosistema di “intrattenimento adrenalinico” dei feed online.
È una sfida in cui a volte vinci, ma nella stragrande maggioranza dei casi impari.
A forza di perdere per tanti anni, io stesso ho capito quanto sia sottile e tagliente la lama del rasoio su cui bisogna camminare per ottenere entrambe le componenti: attenzione e fiducia.

La sfida
A febbraio, al termine di una mia lezione (a Vicenza, con il mitico Sebastiano Zanolli), una partecipante si è avvicinata e mi ha criticato:

“Tutto molto bello… ma il tuo metodo forse funziona solo su LinkedIn, perché su Instagram fai pochissimi like”.

Ed era vero. Fino a quel momento pubblicavo su IG gli stessi identici post di LinkedIn, con risultati a dir poco imbarazzanti.

Mentre tornavo a casa in auto da Vicenza, ho realizzato che tenere aperto un canale solo per esserci era un pessimo esempio agli occhi di chi mi osserva (lo snobbavo perché mio pubblico è B2B e Instagram è spiccatamente B2C).

Dovevo scegliere: chiuderlo o alzare la posta.
Ho deciso di mettermi alla prova con un pubblico totalmente nuovo, B2C, apparentemente inutile per il mio modello di business, ma utile per dimostrare – a me stesso e a chi mi cerca anche in quel luogo – che ottenere visibilità è possibile.

La tattica (da non confondere con la strategia)

Ho semplificato il modello che insegno per LinkedIn, adattandolo al basso livello di attenzione di Instagram.
Poche parole (non è affatto semplice: meno scrivi e più il gioco si complica) capaci di ancorare chi scorre compulsivamente. Lo storytelling aerodinamico, lo chiama Baricco.

Sono passato da 80.000 a quasi 5.000.000 di visualizzazioni al mese, ho guadagnato 10.000 follower in tre mesi… e non ho ottenuto altro che conversazioni. Tante, tantissime. Pubbliche, e soprattutto private (molti usano Instagram solo come messaggistica).
Che se solo non fossi in imbarazzo nel vendere attraverso i messaggi privati, avrei venduto il mondo.

In sintesi: vabbè, è stato un esperimento un po’ stupido.
Ma ciò che ho verificato è che ottenere una grande esposizione è semplice da costruire. Ci sono modelli, pattern e leve comunicative su cui basare un microcopy efficace.

Dobbiamo però essere consapevoli che, senza una direzione, un pubblico interessato e una forte promessa di valore, non è strategia: è solo – inutile – visibilità. L’inbound marketing si fonda sul bisogno, il valore e la fiducia. 
Tutte cose già dette, ma noi anziani amiamo ripeterle.

Sotto, il migliore post e i “numeri” dell’ultimo mese del profilo https://www.instagram.com/skande/ :