Ho a che fare con professionisti e aziende di tutti i tipi, tutti vogliono impegnarsi su Facebook e lo ritengo giusto. Le aziende più spiccatamente B2B preferiscono LinkedIn, ritengo giusto anche questo. Le più audaci e visionarie vogliono una strategia su Google + ed è giusta pure questa scelta.
Quando arrivo a chiedere: “apriamo un account Twitter?“, ricevo sguardi perplessi e dubbiosi.

Dove nasce la diffidenza?

Twitter è il social più difficile da comprendere per chi non ha uno spirito da blogger. Il martello della mia consulenza, in un’ottica di aumento della visibilità del professionista o dell’azienda, batte sull’incudine del blog (personale o corporate), come mezzo principale di visibilità e per la costruzione di una community e per favorire la generazione di contatti utili.
Facebook ora è visto come il social in cui ci sono metà degli italiani e che, pagando il giusto prezzo (ormai qualsiasi piccolo imprenditore sa fare un post promosso), si possono ottenere tante visualizzazioni al contenuto promozionale. LinkedIn è molto meno chiaro, ma a costi ben più alti si possono pagare banner che vanno a colpire le persone più giuste in ottica B2B. Per i più arditi Google + significa essere inseriti nelle mappe e la valorizzazione dei post del blog attraverso l’authorship, ecc.

Perché essere su Twitter

twitterPortata e coinvolgimento sono le due parole chiave di Twitter e non solo perché lo afferma BuzzSumo nella sua ultima ricerca, ma perché lo sperimento direttamente ogni giorno con il mio account e con quello dei clienti che seguo.
L’utente Twitter è maggiormente disposto a cliccare il link contenuto del post e molto più disponibile a ricondividerlo se lo ritiene utile e interessante. Su Twitter hanno successo i post che generano valore, non ci sono pulsanti (nel momento in cui scrivo) che ne permettono l’aumento della portata a pagamento e l’utente tipo è molto più scaltro di quelli che popolano Facebook, non si fanno fregare facilmente. Un pubblico serio quindi, che lo si convince con la professionalità e con i contenuti utili.
E qua si vede il professionista. Se avete dubbi sulla capacità professionale dell’azienda o di chi vi seguirà gli account aziendali basterà controllare la sua capacità di coinvolgimento e considerazione cui lo tengono gli utenti di Twitter.

Nei corsi che tengo, se gli allievi sono alle prime armi, consiglio di utilizzare Twitter come strumento per allenarsi e “farsi le ossa“, il giusto utilizzo degli hashtag e sapersi imporre nei temi di tendenza è una palestra che andrebbe fatta quotidianamente e che aiuta a capire i meccanismi del coinvolgimento.
Leggetevi la ricerca di BuzzSumo per chiarirvi le idee: http://buzzsumo.com/blog/6-lessons-popular-content-marketing-articles/ (prima che arrivino critiche, lo so che negli USA Twitter è molto più usato che nel “bel paese“)