Era nell’aria da tempo, così Twitter non poteva continuare. Se conversate con social media manager e affini vi diranno che “il bello” di Twitter è proprio l’aspetto democratico della timeline: composta su base temporale in cui l’ultimo ad aver scritto rimane in testa fino a quando qualcun altro, tra quelli che seguiamo, avrà postato.
Sulla timeline “democratica” ci ho creduto anche io, ma negli ultimi mesi ho cominciato ad avere molti dubbi sulla reale utilità. Ai corsi e parlando con molti che dopo aver utilizzato Twitter l’hanno poi abbandonato, mi sono accorto che alla fine il motivo era prevalentemente questo: “ho smesso di usarlo perché c’è confusione“, oppure, “è un social in cui devi esserci costantemente altrimenti ti perdi le cose rilevanti, quindi preferisco Facebook“.
Per la quasi totalità di chi si avvicina per poi metterlo nel dimenticatoio, il problema più grande è non visualizzare subito contenuti interessanti. Voglio ricordare che secondo una nota teoria, la stragrande maggioranza di chi utilizza queste piattaforme, è composta da lurker (lettori, fruitori passivi); allontanarli non fa bene alla rete di microblogging, che vedrà ridotte le entrate economiche, l’impegno e infine non conviene anche a noi creatori di contenuti.

Per chi si impegna su Twitter il prezzo da pagare, sarà sempre più, essere rilevanti. Ci si confronta già con questo aspetto sulle altre piattaforme sociali, in cui algoritmi regolano la disposizione organica dei post, a mio avviso non sarà un cambiamento così traumatico.

Dice, Trevor O’Brien, nel blog ufficiale:

Per aiutarvi a rimanere aggiornati con quello che sta succedendo, abbiamo testato modi per includere tweet rilevanti nella timeline, quelli che riteniamo troverete interessanti o divertenti. Quando identifichiamo un tweet popolare o rilevante, lo aggiungeremo alla timeline

Secondo quanto riporta lo stesso Twitter dopo un periodo di sperimentazione, hanno notato che gli utenti apprezzano l’inserimento di post di persone che non si seguono ma che hanno avuto un riscontro di interazioni. Questo genera un’esperienza d’uso che appaga l’utente trattenendolo e facendolo ritornare.

Sono molte le levate di scudi contro questa scelta, per ora in fase di sperimentazione, se dovesse essere applicata come credo dovremo adottare strategie completamente diverse di comportamento su questa rete sociale, che andranno riscritte e calibrate attraverso sperimentazioni empiriche sulla base dell’algoritmo. Un cambiamento da cui potrebbe nascere un’opportunità di ulteriore visibilità.