È tipico dei bambini urlare: i grandi non li ascoltano, i coetanei neppure e così l’unica alternativa che immaginano di avere a disposizione è alzare il volume fino ad urlare. Così facendo, non ottengono l’effetto di essere ascoltati, ma di dichiarare quanto sono frustrati e quanto non si sentono considerati. Dimostrano agli altri che hanno fatto bene ad escluderli.

Online, sui social, è la stessa cosa. Se alzi i toni, se aumenti l’aggressività o se cerchi di stupire continuamente, dichiari apertamente la tua frustrazione. Anche le aziende, facendo marketing, si ritrovano spesso a urlare più del necessario. Le mail scritte in maiuscolo finiscono nello spam. I popup insistenti e invadenti sui siti di informazione dichiarano che non sanno tenersi i lettori. Le tecniche veloci e aggressive per vendere un prodotto raccontano che hai un problema di soldi o di reputazione.

“Quando tutti urlano non vince chi urla più forte, ma chi ti sa parlare all’orecchio”

Mauro Marinoni

Urlare non è più un’attività efficace, l’hanno già compreso in tanti e molti ci arriveranno presto. Un mercato che va ad esaurirsi. Quindi cosa conviene fare?

La mia proposta è semplice. Puoi iniziare a sussurrare le informazioni corrette al pubblico più adatto, puoi scrivere una mail allegra e utile, un messaggio di aiuto o apprezzamento. Puoi ascoltare e rispondere. Questa è la materia di cui è fatto il marketing. Prima ascolta e poi rispondi. A quel punto alzeranno il volume per sentire meglio quello che dici.