Questo blog è nato, e lo è ancora, come un diario di viaggio in cui restituisco ciò che imparo durante il giorno. È il luogo in cui traduco le idee e le nozioni apprese in concetti comprensibili per me e per chi ha l’ardire di seguirmi.
Ci sono due tipi di blogger, quelli sistematici con una strategia di posizionamento e quelli che, come me, usano il Blog come quaderno degli appunti, per costruire relazioni e compagni di viaggio interessati all’argomento che trattano.

Un bravo blogger ragiona su parole chiave, titoli, link e struttura di un contenuto la cui priorità è farsi trovare. Un bravo blogger cavalca la notizia, la tendenza del momento. Un bravo blogger, prima di scrivere, analizza cosa cercano i lettori per soddisfare la domanda. Un bravo blogger è costante, scrive almeno un contenuto al giorno e adotta uno scrupoloso calendario editoriale. Un bravo blogger acchiappa clic con titoli efficaci e stimolanti.
Il titolo nell’ecosistema editoriale che favorisce la sua costruzione semantica, è alla base di un buon posizionamento su Google: “description”, parole chiave nelle URL, titoli H1/H2, gli “alt” sulle fotografie. Tutto deve indurre nella analisi degli spider dei motori di ricerca il segnale che il contenuto risponda ad una specifica domanda. A cui va, ovviamente, accompagnata la SEO off-site.

Dal punto di vista del posizionamento nei risultati di Google non credo di essere un “bravo blogger”; anche se curo alcuni dettagli, non riesco a piegarmi a fare titoli rivolti al posizionamento, perché trovo che siano spesso orribili, e trascuro le seppur utili accortezze per ottenere maggiori clic e posizionamento algoritmico.
Un titolo può assolvere a due funzioni:

  1. Se il tuo contenuto è un tutorial o contiene il percorso per andare da un punto A a un punto B puoi anche intitolarlo, “Come condividere una cartella su Mac” o “Come sostituire il pneumatico forato”.
  2. Se il tuo contenuto è filosofico, ispirazionale, strategico o esperienziale difficilmente potrà contenere le certezze tipiche a cui deve rispondere una ipotetica domanda. Con questo genere di contenuti si paga il prezzo del cattivo posizionamento. A meno che tu non sia disposto a rischiare con improbabili soluzioni quali, “Come vivere felici” o “Come diventare ricco in poche settimane”.

Gli approcci alla vita, al lavoro o alla crescita personale raramente sono qualcosa che possiamo ridurre a pochi passaggi che possono applicare tutti con le stesse modalità. Le persone che eseguono ricerche su Google hanno sempre l’obiettivo di ottenere un’informazione specifica, utilizzabile subito. Questa è l’aspettativa di chi fa una ricerca da smartphone o dal computer.

A chi ha obiettivi diversi dal produrre risposte prêt-à-porter di facile consultazione non rimane che costruire lentamente un seguito a cui rivolgersi, proprio come afferma uno dei più grandi blogger di marketing al mondo: “Ho preso la decisione di scrivere per i miei lettori, non per cercare di trovare più lettori per la mia scrittura” (Seth Godin).
È semplice fare titoli “acchiappa clic”; basta alzare le aspettative, aumentare le promesse. Quindi è altrettanto facile fare visite e perdere immediatamente la fiducia e la stima di chi l’ha momentaneamente concessa. Acchiappateli voi i clic, io mi tengo gli amici lettori.