I consumatori di contenuti ragionano ancora in termini di categorie. Sono prevedibili, giudicano il tuo video dai primi otto secondi, cercano VIP, nomi noti del settore o acquistano il bestseller di cui parlano tutti. Hanno paura di sbagliare, non capire, o peggio, perdere tempo.
Mentre cerchi di non appartenere a nessuna categoria, ricorda che se queste esistono hanno uno scopo. Se il tuo contenuto è troppo difficile da comprendere, se sei troppo eccentrico o totalmente diverso dagli altri, decideranno di ignorarti. È questo a cui devi aspirare, ma devi farlo con cautela, alzare leggermente l’asticella in modo da rassicurare e, nello stesso tempo, soddisfare l’idea di innovazione che il pubblico si illude di cercare.

Grazie a sette anni di blogging ho compreso da tempo la lezione.
Ci sono regole che non vanno infrante. Non puoi usare parole e concetti che non risultino famigliari o sfidare il pubblico su dogmi fortemente radicati.
Le persone ti seguono se ti comprendono e se confermi le loro idee. Ma è quando insinui il dubbio, proponi un’alternativa alle idee radicate che diventi realmente un leader o un grande comunicatore. Ottieni questo quando le persone arrivano con una certezza e se ne vanno con un’alternativa credibile.
Comunicare è l’arte di trattenere l’attenzione delle persone. Viene fatta su due livelli: il primo è la promozione del contenuto e il secondo è il contenuto stesso.

La migliore tecnica di persuasione

La parola “persuasione” viene usata spesso nel marketing ed è molto amata nei titoli di libri e post, in cui si strizza l’occhio al lettore persuadendolo, appunto, che vi sia nel contenuto qualche “formula segreta” capace di cambiare il corso della sua vita o della sua comunicazione.
Le tecniche persuasive esistono. Sono state ampiamente raccontate dal loro più grande studioso Robert Cialdini, tuttavia il loro utilizzo non sempre si adatta a uno stile etico finalizzato alla gratificazione dei clienti, oltre che dei venditori.
Tutti le usiamo anche senza averle studiate e molti le hanno scritte nel loro DNA comunicativo. Anche io utilizzo spesso un paio di queste, perché le trovo in linea con il mio stile e la mia etica.

La mia preferita è la leva della reciprocità, un modello di persuasione che nasce dal donare qualcosa aspettandosi di ottenere in cambio altrettanto valore. È una “tattica” di marketing dall’esito certo: funziona sia online che offline, anche se non sempre e non con tutti. Nella mia limitata esperienza, ho sempre ricevuto più di quello che ho dato.

Ma ti avverto. Se decidi di usarla, è importante che tu ti liberi dall’idea di misurare il ritorno dell’investimento, perché donare ripaga sempre. Misurarne gli effetti, è tempo perso che puoi investire per continuare a donare.