C’è un limite che non andrebbe mai superato. Ogni comunicatore, che abbia un minimo di esperienza, sa che l’oggetto della sua comunicazione otterrà il successo e la comprensione del pubblico solo se l’esposizione sarà semplice e comprensibile. Sforzarsi di semplificare premia in quantità e apprezzamento del pubblico, ma eccedere nella semplificazione dell’argomento rischia di fare apparire noi banali o le informazioni parziali e incomplete.

Il gioco della comunicazione efficace consiste nello spingersi ai confini della semplificazione massima, senza oltrepassarli. Oggi viviamo il declino dei “media riflessivi”, nei quali un tempo era logico trovare l’approfondimento e ci nutriamo di una comunicazione elementare e semplificata all’estremo. Il piccolo schermo dello smartphone ci ha abituati o limitati a questo. Da questa spirale discendente dobbiamo sforzarci di uscire, comunicatori e pubblico, insieme. La cultura del compromesso è stata universalmente accettata come il prezzo da pagare per ottenere il consenso.

Se la semplificazione, con la pratica, è alla portata di chiunque, è attraverso il secondo elemento che riuscirai ad essere più efficace: l’inaspettato. Essere originale ripaga con l’attenzione ma ti espone a critiche di ogni tipo, perché sfidi le regole del sistema, l’abitudine o la conoscenza condivisa. Mentre la prosa che consumiamo quotidianamente viene immediatamente cancellata dai nostri ricordi e nessuno si sognerebbe mai di contraddirla, sfidare le convenzioni ti fa ricordare e ti rende vulnerabile.

La comunicazione, quando è consistente, si muove nel territorio di confine in cui scivolare nella banalità o nell’illusorio è un pericolo reale. Ciononostante è lì che devi spingerti se vuoi fare la differenza e ottenere una reale attenzione che servirà a farti ricordare.