Qualche giorno fa, in un noto gruppo di discussione, una ragazza ha scritto: “Sono da circa due anni su Instagram e non riesco ad andare oltre i 500 follower, dove sbaglio?”. Domande come queste sono molto comuni; in passato avevano come soggetto altri social o il Blog. Tuttavia, la bassa predisposizione del pubblico a seguire un determinato account, ora come allora, nasce sempre dalle stesse ragioni.

Partiamo dall’inizio. Ci sono due tipi di pubblico

Senza scendere nel dettaglio delle teorie del noto sociologo Mark Granovetter, vi sono due tipi di collegamenti a cui puoi ambire: i legami forti e i legami deboli. I primi sono già nella tua disponibilità, limitati ad un numero inferiore alle 100/150 persone. Sono amici e parenti che ti seguono perché ti conoscono o ti amano. Tutti gli altri, oltre questo numero, ti seguono con l’unico scopo di ottenere qualcosa da te.

Cosa vogliono ottenere? I motivi sono i più diversi, e non troppo distanti da quelli per cui compriamo qualcosa, guardiamo una serie televisiva, leggiamo rotocalchi di gossip o frequentiamo un corso di formazione. In casi meno frequenti, che non voglio approfondire, c’è la speranza di essere ricambiati con un “follow-back”.

I motivi per cui potresti essere seguito

Nella maggioranza dei casi le persone vogliono vedere ciò che è rilevante per loro. A questo si aggiunge una variabile sottovalutata: vogliono vedere quello che è loro accessibile attraverso la conoscenza diretta. Faccio un esempio per essere più chiaro: se il tuo account ha contenuti straordinari che un determinato pubblico apprezzerebbe, ma che tu non riesci a raggiungere, è come se tu non esistessi.
Le persone quindi seguono ciò che conoscono, che ritengono rilevante e di cui hanno stima.
Queste sono le tre colonne portanti di qualsiasi seguito in qualsiasi social, Blog o YouTube. Vediamole nel dettaglio.

  1. Conoscenza
    Se non hanno occasione di capire che ci sei, chi sei e cosa pubblichi il tutto muore sul nascere. La fatidica “awareness” del modello AIDA tanto caro alle promozioni degli anni ’50.
    Questo è uno dei motivi per cui le star della TV, della musica o dello sport hanno un largo seguito.
  2. Contenuti
    Una volta che hanno capito che esisti, ciò che comunichi è un grande motivo di attrazione e aggregazione. Qui vige la regola: “Se ti seguo devi darmi qualcosa in cambio”.
    Ma le persone cosa vogliono esattamente? Se avessi una risposta sempre valida e precisa a questa domanda sarei ricco e famoso. Possiamo ipotizzare che, una volta noto l’account da seguire, le persone siano attratte dalle informazioni e stimoli che non conoscono: argomenti tecnici, foto esotiche, prove di automobili prestigiose, con chi vai questa sera a cena, informazioni di attualità o come dovrei vestirmi per essere cool. L’informazione è alla base di ogni comunicazione tra un emittente e un seguace. Quindi, in base alla qualità e all’esclusività di questa, potrai ottenere più o meno seguito.
  3. Reputazione
    È un fattore spesso sottovalutato, tuttavia è la chiave di volta su cui si sorregge l’intera struttura del consenso. Per reputazione intendiamo la reputazione percepita, che varia da individuo a individuo, che adotta metriche diverse in base alla propria conoscenza e cultura.
    La reputazione passa per semplici segnali di rilevanza sociale (quanti like o follower ha un account), fino alla competenza espressa in contenuti e risultati che mostra al pubblico o il passa parola, passando per il prestigio dovuto allo stile di vita e al contesto in cui si muove.

In pratica, se hai ottimi contenuti, ma non sanno che esisti, in un social che non permette la condivisione come Instagram è difficilissimo emergere a forza di hashtag, notoriamente seguiti più dai Bot che dagli esseri umani. Se analizziamo i casi di successo su Instagram notiamo che gli account che hanno maggiore seguito sono quelli che riversano su questo la loro popolarità mutuata da altri medium. Lo sportivo, il VIP e, perché no, la nota fashion blogger di cui parlano continuamente i quotidiani.

Il ruolo dei Bot

Inutile che vi dica cosa sono questi automatismi di cui la sopra citata piattaforma si nutre e si sostiene. “Sostiene” è il verbo giusto, perché se chiudessero le A.P.I. da cui si possono manipolare, Facebook perderebbe una buona fetta della sua capitalizzazione in Borsa. Si dimezzerebbe il numero di utenti e interazioni facendo perdere la propria credibilità agli investitori. Per capire la portata del fenomeno leggetevi l’ottimo articolo dell’amico Alex Orlowski sul magazine Rolling Stone.
Alcuni account sono pesantemente alimentati da questo tipo di account fake e lo si può verificare attraverso la crescita a “gradoni” attraverso i più comuni strumenti di analisi grafica, come questo.
Un tipo di meccanismo utile, molto meno efficace al fine della crescita, è l’automatismo che consente di seminare “like” ad un certo segmento di utenti, affinché questi si accorgano della tua esistenza e prendano in considerazione la possibilità di seguirti una volta visti i contenuti che posti.
In pratica, in chi decide di utilizzarli, i Bot favoriscono due aspetti che portano le persone a seguirti: ti rendono noto ad un pubblico attento alle proprie interazioni e alimentano la reputazione di un account (fintamente) popolare.

Conclusioni

Ho preso in esame Instagram, ma queste dinamiche sono vecchie come il Web. Le persone ti seguono spinte dal bisogno di conoscenza, intrattenimento o semplicemente per ottenere qualcosa in cambio. La differenza sostanziale nel “social delle foto” consiste nella totale assenza della viralità dei contenuti, mancanza che fa sentire molto la possibilità di espandere il pubblico a nuovi potenziali follower. Quindi se non hai media esterni con cui alimentare la visibilità del tuo account e, comprensibilmente non vuoi, per motivi etici, adottare schiere di Bot non ti rimane che rimediare con la cara e vecchia promozione a pagamento. Il vero motivo per cui tutto questo esiste.