Non è una delle mie materie preferite. La SEO, ovvero l’arte di ottimizzare e favorire il posizionamento di un contenuto nei risultati del motore di ricerca che tutti usiamo. Rilevo e vi faccio partecipi, di uno studio in cui molte delle cose che ho detto in passato, e che hanno suscitato critiche tra i puristi, ora si stanno rivelando sempre più affidabili come indicatori.

I segnali sociali, ovvero tutte le conversazioni, ricondivisioni e apprezzamenti generati dalla massa degli utenti su un particolare contenuto, sono considerati dalla maggioranza di chi si occupa di SEO, rilevanti al posizionamento dello stesso nelle SERP di Google.
Ad affermarlo è BrightEdge, società di analisi e di consulenza con sede in California, che ha realizzato un’indagine intervistando ben 20.000 professionisti del settore, in cerca di conferme e opinioni su quali tecniche siano più efficaci nell’anno in corso.

La maggior parte di chi si occupa di ottimizzazione (71%) ritiene rilevante il legame tra condivisione sociale e posizionamento, ritenendolo il fattore più importante nel 2014.

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Lo studio è molto più articolato, per chi volesse approfondire potrà scaricarlo compilando il modulo.
Google deve difendersi dallo spam e dalle tecniche di posizionamento che premiano contenuti fasulli o pubblicitari: quale indicatore migliore di una massa di persone che afferma che il contenuto è valido poteva trovare? Fino a che non esisterà un computer capace di distinguere la qualità di un contenuto leggendolo, dovrà appoggiarsi a meccanismi di punteggio derivati dai link e dalla quantità di conversazione che viene svolta su una pagina rispetto ad un’altra.
Ripetete con me questo mantra: “Scrivo per i miei lettori e non per i motori di ricerca