Ho preso un impegno con me stesso: comprendere la vera essenza delle cose e restituire questi insegnamenti nella stessa modalità. Viviamo in un mondo tremendamente complesso, in cui ogni elemento ha innumerevoli complicanze, declinazioni e particolari che vanno curati. L’enorme quantità di variabili e dettagli, che incontriamo sulla nostra strada, non dovrebbero avere il potere di complicare il nostro ragionamento o farci deragliare da un atteggiamento che tende alla semplificazione. Per come sono fatto io, il dettaglio è un potenziale nemico se questo è capace di non rendermi concentrato sull’obiettivo, se questo dettaglio tendo a curarlo eccessivamente o se innesca ulteriori complicazioni. Semplificare significa partire dall’essenza e approfondire i dettagli senza farsi eccessivamente condizionare da questi. Si tratta di governarli e dare loro un giusto peso basato su importanza, costo, tempo e priorità. Se li analizzi bene, anche i particolari possono essere ridotti alla loro essenza e semplificati.

Eppure, le persone perdono il filo e non curano la strategia, perché sono assorbiti dai dettagli. Lo osservo nelle consulenze. Preferisco l’imprenditore che mi dice “voglio aumentare il fatturato”, rispetto a quello che mi chiede quali colori, che hashtag usare o in che giorno pubblicare il post su LinkedIn. L’obiettivo è sempre semplice, ma non tutti ce l’hanno chiaro. Come arrivare all’obiettivo è semplice se lo riduci all’essenza. Vuoi essere ascoltato? Fai in modo che la persona che ti sta di fronte abbia una grande considerazione di te. Come arrivarci non è lineare, perché man mano che entrano in campo i dettagli – oggetti semplici anche questi – il nostro cervello inizia a rendere complessi il ragionamento e la pratica. Quindi la semplicità va sempre supportata dalla concentrazione. Proprio come diceva Steve Jobs: “Questo è stato uno dei miei mantra: concentrazione e semplicità. Semplice può essere più difficile del complesso: devi lavorare sodo per rendere il tuo pensiero pulito per renderlo semplice. Ma alla fine ne vale la pena, perché una volta arrivato lì, puoi spostare le montagne”.

Hai notato che Steve Jobs, dopo anni in cui lo citavano ovunque e a sproposito, è passato di moda? Voglio lasciarti con un pensiero altrettanto profondo di una figura intramontabile del design e della comunicazione italiana:

“Complicare è facile, semplificare é difficile. Per complicare basta aggiungere, tutto quello che si vuole: colori, forme, azioni, decorazioni, personaggi, ambienti pieni di cose. Tutti sono capaci di complicare. Pochi sono capaci di semplificare.
Per semplificare bisogna togliere, e per togliere bisogna sapere che cosa togliere, come fa lo scultore quando a colpi di scalpello toglie dal masso di pietra tutto quel materiale che c’è in più della scultura che vuol fare.
Teoricamente ogni masso di pietra può avere al suo interno una scultura bellissima, come si fa a sapere dove ci si deve fermare nel togliere, senza rovinare la scultura?
Togliere invece che aggiungere vuol dire riconoscere l’essenza delle cose e comunicarle nella loro essenzialità.
Eppure quando la gente si trova di fronte a certe espressioni di semplicità o di essenzialità dice inevitabilmente: “questo lo so fare anche io”, intendendo di non dare valore alle cose semplici, perché a quel punto diventano quasi ovvie. In realtà, quando la gente dice quella frase intende dire che lo può rifare, altrimenti lo avrebbe già fatto prima.
La semplificazione è il segno dell’intelligenza, un antico detto cinese dice: “quello che non si può dire in poche parole non si può dirlo neanche in molte””
Bruno Munari