Se ci pensi, le tecnologie che da qualche anno ci connettono con il resto del mondo sono state in grado di creare una condizione impensabile fino al secolo scorso: permetterti di conversare con chi non sa nulla sul tuo conto.
Questa dinamica, me ne rendo conto, è la maggiore fonte di incomprensione degli strumenti che ormai indossiamo. Ci comportiamo come se fossimo a una cena in famiglia o a una riunione condominiale.

Faccio un breve “recap” di cosa è accaduto negli ultimi anni.
Fino alla fine degli anni ’90, a parte i veri personaggi pubblici, le uniche persone con cui potevi dialogare e confrontarti erano, amici, colleghi, parenti, vicini di casa o persone facenti parte della tua organizzazione. Successivamente, la tecnologia ha reso possibile qualcosa che non è mai accaduta nella storia umana. Anzi, proibita e fortemente limitata se guardiamo il passato. Tutti noi possiamo farci trovare da chiunque attraverso le tecnologie della comunicazione digitale.
Il 90% della popolazione, prima, poteva parlare solo con pochi “legami forti”, poi è accaduto che, chi ha compreso la tecnica e aveva qualcosa da dire, si è ritrovato di colpo con un numero potenzialmente illimitato di “legami deboli” (o assenti) a cui rispondere.

Cosa sanno di te queste persone?

Incontriamo questi legami deboli e assenti ovunque, su Twitter, LinkedIn, Instagram, il Blog o YouTube; sono persone che ti scoprono casualmente e che, nella stragrande maggioranza dei casi, non si fermano ad ascoltarti. Ma sono talmente tanti che capita che qualcuno si soffermi e, se attiri la sua attenzione con un contenuto, ti ascolta e, senza ragionarci troppo, si fa un’idea di te e di chi sei, crea una sua percezione. Purtroppo, nel fare questo, ha pochissimi elementi su cui basare la sua valutazione sommaria e poco attendibile. Dipende tutto da ciò che hai pubblicato o dai segnali che riesce a interpretare.

Due modelli per due pubblici

Questo è un esempio forte, ma serve a darti l’idea.
Se ti mostri ripetutamente attraverso selfie in cui prendi l’aperitivo ai tuoi legami forti, che ti conoscono, penseranno che ti stai rilassando dopo una settimana di duro lavoro. Se ti mostri allo stesso modo a persone che non ti conoscono, alla terza foto, potrebbero pensare che hai qualche problema con il bere.
Se i tuoi profili sono chiusi a poche e selezionate persone non avrai difficoltà. Se hai deciso di aprire al mondo la tua comunicazione il serio rischio in cui puoi incorrere è dare percezioni parziali o negative, intaccando la stima di chi ti osserva.

In pratica la soluzione è questa: se non vuoi impegnarti a curare il tuo “Brand personale” evita di avere un profilo aperto, seleziona i collegamenti e riserva loro le tue esternazioni. Se invece hai intenzione di curare una tua presenza pubblica devi avere, nelle piattaforme aperte, una comunicazione autentica, ma che infonda segnali corretti a chi non sa chi tu sia. In quel caso puoi mostrarti mentre prendi l’aperitivo solo se prima hai raccontato per giorni la tua professionalità e la passione che ci metti nel lavoro. Quando va bene le persone che non ti conoscono ti giudicano attraverso una loro singola percezione, quella che a loro è rimasta impressa. Una dinamica simile alla nota Unique Selling Proposition (USP) usata e teorizzata nella pubblicità. I legami deboli non sono interessati a te ma a quello che offri e il loro cervello ti inserirà in automatico in una specifica categoria.
“Non c’è una seconda occasione per fare una buona prima impressione, dicono. Ora hai compreso che la tua comunicazione ha due pubblici e due registri differenti che devi imparare a gestire e modulare in base a ciò che vuoi ottenere.