Gli smartphone sono un potente strumento di comunicazione e, come ogni medium, non sono privi di difetti. Il loro più grande limite è determinato dallo spazio. Tutte le informazioni, le immagini o le conversazioni a cui siamo interessati devono convivere e presentarsi in un display di pochi centimetri.

È difficile far passare, insegnare o articolare complicati messaggi in così poco spazio. I contenuti più efficaci per questi strumenti sono l’equivalente delle figurine, dei francobolli o delle cartoline postali. Piccole immagini, rapidi video e testo ridotto all’essenziale per aiutare la facilità di comprensione. Lo smartphone non è un libro, un quotidiano e neppure un atlante geografico. Le persone non sono ignoranti, superficiali o cattive, solo, hanno poco tempo e poco spazio.

Oggi possiamo paragonare l’informazione al cibo. Chi ha fretta, cerca di risparmiare o vuole nutrirsi rapidamente va in un fast food; chi dispone di tempo, vuole mantenersi in salute o ci tiene alla propria linea fa scelte diverse che comportano l’impiego di tempo, una cultura e una visione strategica della propria esistenza.

“Oggi avere potere significa sapere cosa ignorare”, ha scritto Yuval Noah Harari. C’è una larga fetta di popolazione che non legge i libri, non acquista i quotidiani e neppure cerca su Google. Questa maggioranza – rumorosa – fonda le sue convinzioni basandosi su immagini, meme e semplici comunicazioni che vengono somministrate e rafforzate col favore delle echo-chamber delle applicazioni social.

“In passato, la censura funzionava bloccando il flusso di informazioni. Nel ventunesimo secolo, la censura funziona invadendo le persone con informazioni irrilevanti. Le persone, semplicemente, non sanno a cosa prestare attenzione, e spesso passano il loro tempo a indagare e discutere sui problemi collaterali”.

Negli anni ’20 è stato teorizzato il principio di orchestrazione: “La propaganda deve limitarsi a un piccolo numero di idee e ripeterle instancabilmente, presentarle sempre sotto diverse prospettive, ma convergendo sempre sullo stesso concetto. Senza dubbi o incertezze”.

Ora più che mai il medium è il messaggio; il poco spazio e il poco tempo hanno privato la maggioranza della popolazione dell’approfondimento. Non solo: li ha resi partecipi, promotori e sostenitori attivi di idee “orchestrate” da altri.

Quanti di informazione

Chi comunica deve prendere consapevolezza che oggi la comunicazione deve celebrarsi su distinti livelli. Un microcopy che veicola un “quanto” di informazione facilmente comprensibile che deve stimolare l’approfondimento, un livello intermedio al quale in pochi approderanno, dove formare un’opinione più strutturata di noi o della nostra azienda e un contenuto approfondito del quale fruiranno in pochi, anzi pochissimi, solo coloro che convinciamo fino in fondo o a cui interessa la nostra opinione.