Di solito diciamo che qualcuno è pigro quando è poco propenso ad attivarsi per svolgere lavori fisici più o meno gravosi, come tagliare l’erba in giardino, andare a fare delle commissioni o attaccare le mensole acquistate qualche mese prima all’Ikea.
Ma esiste un’altra forma di pigrizia, quella nei confronti del lavoro emotivo, che è molto più opprimente e logora chi ne è affetto.
Questa è una forma di pigrizia che conosco bene. Quante volte mi è capitato di non dire esattamente ciò che pensavo per paura di perdere un cliente o per non incrinare il rapporto con un collega o un familiare… Si tende a posticipare, nella speranza – vana – che le cose cambino in meglio o che qualcuno se ne occupi al posto nostro.
Ad esempio, al lavoro, potremmo evitare di prendere l’iniziativa per migliorare un processo o risolvere un problema perché richiede uno sforzo mentale e ci espone alla possibilità del fallimento. Nelle relazioni, potremmo evitare conversazioni difficili che ci consentono una comprensione e una connessione più profonde perché richiedono empatia e coraggio emotivo.
La pigrizia emotiva è dannosa perché limita la nostra crescita personale e professionale. Quando evitiamo sfide e situazioni scomode, restiamo bloccati nelle nostre zone di comfort, perdendo opportunità di apprendimento e miglioramento. Inoltre, questa pigrizia può erodere la fiducia in noi stessi e nelle nostre capacità, poiché ogni volta che scegliamo di non affrontare una sfida, ci diamo implicitamente conferma che non siamo in grado di sostenerla.
Fatico ancora a riconoscere i momenti in cui sono tentato di scegliere la strada più facile invece di impegnarmi nello sforzo consapevole di prendere la decisione più difficile, ma più appagante nel lungo periodo.
Il pigro si sente bene nel breve periodo, ma con il tempo si logora. Quando non affronti una scelta difficile, oppure fuggi dalle situazioni scomode, entri in una spirale discendente da cui diventerà complesso uscire. Qualcun altro deciderà per te, le opportunità svaniranno e comincerai a dubitare di te stesso o di chi ti circonda.