Chi nella vita non ha fatto cose che, alla distanza, si sono rivelate sciocchezze? Abbiamo commesso tutti errori di valutazione per la poca consapevolezza degli strumenti. Capita a tutti di strisciare l’auto appena presa la patente. Questo, perché non conosciamo bene lo strumento e commettiamo errori di valutazione.

Ammetto che non ho mai amato la mia pagina Facebook. La utilizzavo come strumento promozionale a pagamento dei contenuti del profilo, più che come mezzo comunicativo parallelo. Da anni sono consapevole delle grandi opportunità delle pagine, ma si sa, il calzolaio è sempre quello che va in giro con le scarpe rotte.
La pagina, essendo bistrattata e tenuta alla periferia della mia comunicazione principale, risentiva di un calo di affinità con chi vi aveva messo il like. Le pagine sono organismi algoritmicamente vivi. Se una volta create non sostenete quotidianamente un legame di visibilità con il loro pubblico sono destinate all’oblio, a passare inosservate alle stesse persone che le hanno seguite.

La confessione

Quali sono gli errori classici che facciamo, o facevamo tutti appena aperta una pagina? Invitare amici, colleghi e parenti a fare like. Nei casi peggiori, siamo andati ad implorare persone di ogni luogo di mettere like alla nostra pagina. In casi MOLTO peggiori abbiamo acquistato like con metodi più o meno ortodossi.
Ecco, lo confesso, in passato ho fatto tutte e tre queste cose.

Correva l’anno 2011, il mio blog era un esperimento mal riuscito e non avevo ancora fondato la mia società, non conoscevo Facebook e, soprattuto, allora era usanza abbastanza comune acquistare “fan”. In quell’epoca le pagine vivevano di organico e non era possibile pagare la visibilità (la possibilità di sponsorizzare fu introdotta alla fine del 2012). Fu così che agli inizi del 2011 acquistai 5000 like di ignari utenti (allora era possibile farlo con una tecnica che ora, fortunatamente, non funziona più).

Con un esordio di questo genere, la visibilità della mia pagina non poteva che essere algoritmicamente scadente.
In teoria, le persone fanno like ad una pagina, perché sono interessate ai contenuti. Se queste persone fanno like per motivi diversi (per sbaglio, per farvi un favore o con l’inganno) dei contenuti non gliene frega una mazza. Quindi vanno ad abbassare il segnale che Facebook interpreta come “coinvolgente post creato da skande”, regalando ad esso visibilità organica (la stessa cosa vale anche a pagamento).
Riassumo. Se avete fatto un post bellissimo, ma chi è “abbonato” alla pagina lo ritiene poco interessante, perché l’argomento non gli interessa, Facebook lo interpreterà come “post spazzatura”. Penalizzandolo. Chiaro?

La bonifica

fan
La cancellazione di 3.000 “mi piace” alla pagina

Avendo intenzione di riportare in vita la mia pagina mi sono concentrato su due cose, la prima delle quali è stata liberarmi dei like dannosi!
Stimolato dal post “Vuoi far decollare la tua Pagina Facebook? Elimina i fan inutili!” di Simone Bennati (seguitelo, ha talento, farà molta strada), mi sono preso tre serate per CANCELLARE uno a uno chi mi ha fatto like nel 2011 (fortunatamente molti di quelli “acquistati”, negli anni, se n’erano andati spontaneamente). Già che c’ero, ho cancellato anche utenti senza foto di profilo o profili evidentemente fake di ogni epoca. Un lavoraccio non facilitato dalla pessima interfaccia. Alla fine ne ho cancellati oltre 3.000.

L’operazione successiva è stata “stressare” la community, attività non ancora conclusa, sponsorizzando pesantemente i miei contenuti ai “fan”. Questa operazione dovrebbe indurre chi mi segue ad andarsene togliendo il like o ad amarmi incondizionatamente. Questa azione ha pure un secondo, e fondamentale, obiettivo: attivare il seguito per interagire con il contenuto. In modo da aumentare l’affinità del pubblico alla pagina.

Come è finita?

Anche se l’operazione non è ancora conclusa, già ora si vedono i primi risultati. La pagina si sta riattivando, ha triplicato la portata organica e i post sponsorizzati mi costano la metà rispetto a un mese fa. Anche i link esterni, contenuti disprezzati dall’algoritmo, riescono ad ottenere numeri interessanti (per il mio settore molto di nicchia). Discreta l’efficacia dei video. Sono dirompenti i “social object” (foto con citazioni) ma, anche se aumentano la portata organica, cerco di limitarli perché a mio avviso sono espedienti per principianti o persone con pochi argomenti e abbassano il valore percepito.

L’insegnamento che dobbiamo trarne è non chiedete like, perché se non vi amano non potete forzarli a farlo. L’algoritmo ora non è quello del 2011. Se vede poco interesse verso di voi e verso i vostri contenuti lo interpreterà come “contenuti deboli e poco interessanti” e vi renderà invisibili.
Curate i vostri contenuti e il rapporto con il vostro pubblico in maniera maniacale. Solo così potete distinguervi. Da ora indirizzerò a questo articolo a tutti quelli che mi chiedono di fare like alla loro pagina. Negandolo, scopriranno che gli ho fatto un favore.