Ho ragionato e sto continuando a ragionare sulla definizione di “influencer“, questo termine è spesso attribuito a chiunque abbia più di 100 amici su Facebook, fino ad arrivare ai VIP della televisione.
In linea teorica chiunque di noi, online e offline, è in grado di influenzare le scelte delle persone con cui conversa e che ci ritiene affidabile su una determinata tematica. Il potere di influenzare è dunque maggiormente presente nelle persone che hanno maggiori canali e seguito a cui distribuire il loro pensiero, unito alla riconoscibilità e all’autorevolezza personale. Aumentare il seguito e le visite al sito è un’operazione inutile, se poi non trasmettiamo un valore e veniamo riconosciuti come opinion leader di un determinato argomento. Se esistesse un’equazione matematica che identifica il grado di influenza di una determinata persona incorporerebbe sicuramente queste due variabili: seguito (la somma di tutti i media e la relativa quantità di pubblico) + riconoscibilità. Non è un’equazione semplice perché entrano in gioco elementi come il settore in cui si viene riconosciuti come autorevoli, la qualità della comunicazione e il grado di coinvolgimento del seguito.

Secondo Jay Baer, “la vera influenza porta all’azione, non solo alla consapevolezza“, la misurazione dell’influenza si compone di questo nuovo elemento: tanto più seguito avrà una reazione al nostro messaggio, più il grado di influenza sarà alto. I misuratori di influenza come Klout tentano di misurare la reazione ad un nostro post sulla base sia della quantità di reazione e la qualità del pubblico che si attiva. Impresa titanica, in cui le critiche all’imprecisione dello strumento sono giustificatissime.
Complichiamo la ricetta ancora di più: seguito e capacità di attivazione di esso è correlato anche all’argomento. Se parliamo di “trapani a colonna” ad un ristrettissimo pubblico di interessati, diciamo 1000 follower, è la risultanze fossero due retweet e una compilazione di un modulo nella pagina di atterraggio sarà evidentemente un successo. Se un “influencer” generalista con 100.000 follower avrà ottenuto solo 12 download di un ebook gratuito su come cambiare lavoro, sarà da considerarsi debole o poco efficace. Quindi l’argomento e il potenziale bacino di utenza sono due elementi da considerare. Conosco professionisti con ottimi blog e un pubblico di poche centinaia di visite mensili ottenere risultati straordinari.

Misurare l’influenza è una chimera a cui difficilmente arriveremo e conseguentemente pure a definire “influencer” chicchessia. Una cosa invece la dovremo coltivare, questa sarà facilmente misurabile e identificabile: la nostra riconoscibilità e reputazione. Perché, proprio come dice Jeff Bezos, “Il tuo brand è ciò che le persone dicono di te quando non sei nella loro stessa stanza“.
Amiamo il nostro lavoro e condividiamo le nostre conoscenze, alla fine chi leggerà percepirà il nostro spessore e il nostro entusiasmo, fidandosi e affidandosi.