“Che fine ha fatto la creatività?” Questa è la chiamata alle armi di Ignacio Oreamuno, Executive Director di ADC, che dal mini sito di iStockphoto lancia il suo grido d’allarme per fronteggiare la tendenza che vede prevalere gli algoritmi di ricerca rispetto alle idee.

Il ROI non è un inizio, è la fine. L’idea è un buon inizio.
Un creativo si sporca. Ha della vernice sotto le unghie e dell’inchiostro sui vestiti, le ginocchia sbucciate per essersi arrampicato su un muro solo per scattare la foto perfetta. Un creativo migliora la bellezza, non i motori di ricerca.

La battaglia contro i freddi numeri delle conversioni, retweet, accessi, like e qualsiasi cosa sia misurabile è iniziata. Un creativo esplora. Insegue le idee anche se non sa ancora dove lo porteranno perché sente qualcosa che lo spinge a farlo. Un creativo ispira. Il suo lavoro fa ridere la gente e pensare e fare conversazione.

Gli ultimi 10 anni, in particolare gli ultimi 5, ci hanno resi tutti ossessionati dalla tecnologia. Io stesso spendo almeno 12 ore al giorno davanti a un monitor di qualche tipo che illumina la mia faccia. (..) Internet ci ha resi dipendenti dai social media, strappandoci il rispetto per l’arte vera, che ha al centro un’anima più artigianale, tanto cara a chi ancora crea come una volta.

Si è perso il valore della creatività? L’arte è finita in secondo piano rispetto alla tecnologia? Si parte pensando solo a quanti like farà una immagine o quante visite e conversioni una landing page, tralasciando la qualità, bellezza e innovazione?

Belle domande. Provocatorie, ma non troppo.