Sono in molti a chiedersi se oggi il contenuto sia ancora fondamentale, se faccia la differenza e se verrà sconvolto da chissà quale straordinaria tecnologia. Ti rassicuro dicendoti che nulla è cambiato nell’essere umano: ci nutriamo sempre di contenuti e tutte le volte che apriamo il nostro PC o il nostro smartphone lo facciamo con l’unico intento di fruire di contenuti altrui.
Quando ti affacci al mondo online, a prescindere dal mezzo che scegli, lo fai perché desideri ottenere informazioni. E queste sono ovunque: nei messaggi di WhatsApp, sui social, nelle ricerche sul web o negli e-commerce.
Le informazioni sono l’unico motivo per cui possiedi un accesso a internet.

Allora cosa è cambiato negli ultimi anni al punto da mettere in dubbio l’utilità dei contenuti?
Ebbene, abbiamo assistito a due fenomeni che hanno stravolto la comunicazione digitale:

  1. L’aumento dei canali informativi
    Si sono moltiplicati i canali in cui le persone si informano e dialogano, diventando estremamente verticali su singole esigenze o temi specifici. A Facebook – social generalista che tutti conoscono – se ne sono affiancati altri che raccolgono individui accomunati da esigenze informative ben precise.
  2. L’incremento esponenziale dei comunicatori
    È avvenuto il preannunciato “content shock” da parte di infinite redazioni di copy impegnate a produrre contenuti in serie per ogni ambito, contenuti a cui si sono aggiunti quelli generati dalle intelligenze artificiali.

Nel 2012, quando ho aperto blog e social, la concorrenza era scarsa, è stato quindi facile per me raggiungere ottimi numeri e ottenere clienti nel giro di pochi mesi. Ma oggi è impensabile iniziare senza una strategia legata a un obiettivo specifico.
Forse occorre rivedere il concetto stesso di “Social Media Marketing”, etichetta che non mi ha mai fatto impazzire e che descrive – nel mio immaginario – proprio l’esatto contrario di ciò che è davvero efficace e utile. Molto del marketing che vedo online è infatti finalizzato a perseguire tre obiettivi, che potevano essere giusti una decina di anni fa mentre ora risultano inadeguati: esserci, sviluppare l’engagement e promuovere un prodotto.

L’aumento del pubblico non è un obiettivo. Sui social la connessione emotiva, il senso di appartenenza e il dialogo diretto sono deboli e intermediati dagli algoritmi, non si rivelano quindi una strategia vantaggiosa. Nel grande rumore del mercato attuale, per essere efficace devi portare chi entra in contatto con te verso un contenuto esclusivo attraverso una sottoscrizione, per poi cercare di farlo aderire alla tua community chiusa.

Infatti, nel 2023, non puoi considerare ‘tuo’ un pubblico se non intrattieni con questo un rapporto diretto ed esclusivo che ti permetta di alimentare la conversazione, il senso di appartenenza e il servizio reso.