La tecnologia non è buona o cattiva, lo diventa nella misura in cui ci lasciamo dominare da essa. È indubbio che oggi abbiamo possibilità mai avute prima d’ora nella storia. Tuttavia mi sembra che la maggioranza delle persone ne sia soggiogata più che avvantaggiata.

Tutti possediamo e siamo in grado di utilizzare gli smartphone con cui è semplice mettersi in contatto con una o mille persone, che ci permettono di informarci o delegare compiti di memorizzazione, effettuare calcoli e prenotare biglietti aerei o di hotel, gestire il conto corrente, pagare un taxi e attivare l’antifurto in casa. Eppure la maggioranza lo usa per imitare gli altri, per investire il prezioso tempo soprattutto nelle applicazioni di intrattenimento sociale, per ottenere nuove forme d’ansia, sentirsi inadeguata o spinta a consumare di più. Il tutto, perché lo fanno gli altri, per adeguarsi alla società o per non aver mai tentato di avere idee proprie e non averle sapute sostenere.

“Dal momento che il 95% delle persone sono imitatori e solo il 5% di iniziatori, le persone sono persuase più dalle azioni degli altri che da qualsiasi prova che possiamo offrire” – Robert Cialdini

Sto tentando in questi anni di giocare con il fuoco senza bruciarmi. Quando mi rilasso guardando i social network conto mentalmente i secondi che mi impegnano, perché mi sono reso conto che sto mangiando le patatine fritte sul tavolo della mia libertà di giudizio. Le patatine fritte sono molto buone, ma anche altamente contaminanti.

“Credo sia una caratteristica molto tenace della natura umana che, se vi circondate di persone con la vostra stessa mentalità, finirete per pensare versioni più estreme di quello che pensavate prima” – Cass Sunstein

Ho finito col domandarmi dove finisce l’opportunità e inizia il costo e mi sono scoperto avaro.