Prima di suggerire quale sia la tecnica più efficace e come sono riuscito ad ottenere oltre 130.000 visualizzazioni con questo singolo post, è meglio comprendere bene perché le persone usano questo canale di intrattenimento e cosa si aspettano.

Esatto, è più un canale di intrattenimento che non un canale informativo o di ricerca. Quindi qualsiasi informazione desideriamo far passare deve essere opportunamente adattata al motivo che spinge le persone a frequentare questo luogo virtuale: distrarsi.
C’è un iniziale smarrimento appena creiamo un account e iniziamo a frequentare questo medium. Lo definisco medium, perché ne ha la stoffa; non è il luogo ideale in cui costruirti una community o seguire solo chi scegli; non è un social, è molto più simile a Twitter che a Facebook. Decisamente un medium. Quando posti qualcosa, proprio come accade su Twitter, potrebbe diventare virale e sfuggirti di mano in poche ore.
La settimana scorsa ne ho parlato con Paolo Schianchi, architetto, studioso di visual marketing e docente allo IUSVE, che da qualche mese sta studiando il fenomeno. Grazie a lui ho realizzato che il successo mediatico dei contenuti avviene attraverso la “sospensione”, ovvero il valore che l’algoritmo attribuisce a determinati segnali indotti dagli utenti per stabilire se il contenuto prodotto abbia o meno le caratteristiche per poter approdare alla fatidica sezione “per te”.
La sezione “per te” è il naturale approdo di qualsiasi contenuto che voglia avere una certa rilevanza, ed è al momento anche la newsfeed più accessibile che abbia mai visto in una piattaforma di questo genere. Non serve essere famoso, anche se aiuta, o avere tanti follower per accedervi. Ho visto account con 10 follower fare post da centinaia di migliaia di view grazie alla “sospensione”.

La sospensione: come funziona TikTok

Da quello che ho potuto misurare non sono gli hashtag, il tipo di musica, il sommario testuale o i like e commenti ricevuti a proiettarti nella sezione “per te”. Queste variabili algoritmiche, probabilmente, sono valutate ma moderatamente efficaci al fine di essere premiati con la visibilità. La variabile algoritmica che su TikTok ha la maggiore rilevanza è il “tempo di permanenza” sul video pubblicato. Se una alta percentuale di persone rimane incollata al contenuto per tutta la sua durata, la piattaforma considererà il contenuto degno di essere, attraverso successive fasi di test, tra quelli proposti nella newsfeed.
Alcuni famosi “tiktoker” hanno scoperto da tempo questa dinamica e creano video in cui c’è una “lunga” fase di set-up durante la quale le persone rimangono attaccate per curiosità che si conclude con una breve soluzione finale. Addirittura alcuni neanche la prevedono, creando contenuti che lasciano il pubblico in eterna attesa. Un esempio è la preparazione di uno scherzo, più dello scherzo stesso.
Il contenuto, ispirato dalla conversazione con Paolo, con cui ho ottenuto 100.000 visualizzazioni non ha musica, non ha hashtag e non avevo follower al momento della pubblicazione, ma ha l’elemento più gradito e importante per TikTok: genera una grande attesa mettendo in sospensione il pubblico. La piattaforma presume dal comportamento delle persone che si fermano fino alla fine, che questo che sia un contenuto utile a trattenere e divertire i propri utenti e lo mette in evidenza.

Rimango convinto che TikTok sia inutile e per certi versi dannoso per chi vuole costruire un pubblico e alimentare un posizionamento personale in ottica business.
Anche se non posso fare a meno di registrare l’ottima ed efficace presenza di Massimiliano Dona, quindi non è detto che non si possa fare nulla in senso assoluto.
Come studioso, per mia cultura personale e per i miei clienti, non posso fare a meno di testarlo e comprenderne le dinamiche, ma rimango convinto che se una piattaforma ti impone di divertire e trattenere un pubblico che cerca qualche momento di svago sia decisamente inutile ai fini lavorativi. Soprattutto perché non è possibile disintermediare la piattaforma, generando lead o approfondimenti indirizzando il pubblico attraverso link esterni.
Per il mercato B2C, ovvero rivolto ai consumatori finali, specie a fasce di pubblico molto giovane è lo strumento perfetto, quello con le migliori prospettive future. Ma non aspettarti vendite dirette, si parla di “sola” brand awareness.