Abbiamo osservato in questi anni come gli strumenti di socialità online hanno favorito e amplificato ciò che molti praticano offline da tempo per ottenere un successo economico: se ti manca un pubblico a cui vendere devi ottenere uno status.
“È una verità universalmente riconosciuta, che una persona in possesso di poca fortuna economica ha bisogno di un capitale sociale”. Se volessimo parafrasare, adeguandolo ai tempi moderni, il capolavoro di Jane Austen “Orgoglio e pregiudizio” potremmo benissimo divertirci a sostituire la parola “moglie” con “capitale sociale”, ovvero lo status.
Il contesto in cui ci muoviamo, i contatti e le referenze sono in questo momento l’unica vera alternativa al denaro e un ottimo modo per poter convertire la propria rete in un capitale economico.
Gary Becker, premio Nobel per l’economia nel 1992 ha definito il capitale sociale come «la somma delle risorse, materiali, che ciascun individuo o gruppo sociale ottiene grazie alla partecipazione a una rete di relazioni interpersonali basate su principi di reciprocità e mutuo riconoscimento». In pratica la capacità di connettere persone rilevanti in modo da ottenerne il riconoscimento, la fiducia e il rispetto è un buon modo per ottenere vantaggi, opportunità e percorsi agevolati.

“Le email ottengono reazioni. Le telefonate iniziano le relazioni”

Simon Sinek

Fino a qui, potresti obiettare, nulla di nuovo.
Quindi abbiamo due possibilità per trarre evidenti vantaggi dalla nostra comunicazione. La prima – ormai difficile a causa della grande concorrenza – è cercare di vendere i tuoi prodotti o servizi. La seconda, più praticabile essendo basata sulla relazione, è creare una rete di contatti selezionati con cui avere un canale di comunicazione esclusivo.
Un noto imprenditore americano Chris Dixon ha scritto qualche anno fa sul suo Blog una frase poi divenuta memorabile:

«Una strategia in voga per ottenere una crescita della rete è ciò che mi piace chiamare “vieni per lo strumento, rimani per la rete”»

In pratica, qualunque esso sia, raggiungerai il tuo obiettivo se offrirai un duplice vantaggio, un servizio o prodotto a prezzo di richiamo, percepito come estremamente conveniente e la creazione di una community, una rete di relazioni e di reciproco tornaconto tra chi aderirà.
Esistono innumerevoli esempi di questa tecnica. Palestre che ti attirano e ti trattengono attraverso le relazioni che otterrai grazie alla loro frequentazione; Business School in cui otterrai un profittevole network di ex allievi; venditori di prodotti dimagranti che ti faranno entrare in una rete nella quale, rivendendoli, guadagnerai e otterrai dei vantaggi.

Abbiamo osservato che l’applicazione di questa tecnica attraverso internet è esplosa nei modi più impensabili. Oggi abbiamo personaggi dalla dubbia etica che si mostrano a bordo di jet privati o alla guida di supercar di lusso noleggiate in modo da stimolare l’adesione ad un network chiuso di rivenditori affiliati. Sono stati creati gruppi ristretti di “influencer” che si aiutano e condividono tra loro. In alcuni casi sono state create vere e proprie sette per aderire alle quali non solo devi pagare, ma dimostrare attraverso un esame iniziale di esserne degno.

“Nel Paleolitico, era importante che gestissi attentamente la tua posizione sociale con gli altri membri della tua tribù perché la tua sopravvivenza dipendeva dalla loro benevolenza. Nel ventunesimo secolo le nuove tecnologie hanno dirottato questa profonda spinta per creare dipendenze comportamentali redditizie”

Cal Newport in Digital Minimalism

L’essere umano vuole appartenere a un gruppo di suoi simili, ne sente un bisogno primordiale scritto nel DNA. Se creerai un luogo in cui le persone si connettano, si sentano parte di qualcosa di grande e ne traggano un vantaggio, otterrai la loro più totale fiducia e approvazione. Se ci riuscirai, l’etica con cui costruisci il tuo sistema determinerà la differenza tra un modello finalizzato a sfruttarle e un modello pensato per valorizzarle.
Spetta a te.