Per anni ho creduto di essere padrone dei miei pensieri. Di aver costruito da solo le mie convinzioni, le mie idee, la mia visione del mondo. Lo so, ora mi sento molto ingenuo, ma era così. Poi ho realizzato che pochi di questi erano davvero miei. La stragrande maggioranza l’avevo assorbita – senza accorgermene – da genitori, insegnanti, colleghi, comunicatori, libri o semplicemente dalle persone con cui ero entrato in contatto.

La verità è che siamo spugne: assorbiamo senza sosta. E in questo non c’è nulla di strano: siamo esseri sociali, cresciamo imparando dagli altri. Ma a un certo punto, se non iniziamo a selezionare, a mettere in discussione, a fare pulizia, rischiamo di diventare il risultato automatico di idee altrui, non la sintesi ragionata del nostro percorso.

Credo che la scarsa autonomia intellettuale sia dovuta alla pigrizia, alla poca consapevolezza e all’autodifesa. In un mondo saturo di informazioni, bias cognitivi e guru da social, pensare con la propria testa appare rivoluzionario.
Mettersi in discussione non è comodo. Accettare che alcune delle nostre convinzioni siano fragili, mal fondate o copiate fa male al nostro ego. Ma è proprio lì che avviene la nostra crescita.

E allora non vogliamo più certezze confezionate da altri.
Vogliamo dubbi sani, pensieri allenati, opinioni che passino attraverso un processo critico vero.
Vogliamo la libertà di cambiare idea quando troviamo qualcosa che ci convince di più.
Vogliamo il coraggio di dire “non lo so” senza sentirci in difetto.

Essere intellettualmente indipendenti significa saper distinguere. Significa non vivere nella bolla, non chiudersi nella propria cerchia, ma confrontarsi anche con ciò che non ci piace. Non per cedere, ma per capire.
Più alleno questo approccio, più sento che la mia mente si rafforza. Diventa più flessibile, ma anche più esigente. E, addirittura, più serena. Perché sapere che ciò in cui credo è passato attraverso il filtro della riflessione, e non della moda, mi dà una pace interiore che non avevo mai conosciuto.

No, non ho tutte le risposte. Basarsi sulle proprie idee significa avanzare nell’incertezza, nella continua ricerca. E oggi, in un contesto in cui tutti vogliono dirti cosa pensare, forse non c’è niente di più prezioso.

Ora che il pensiero dominante è spesso quello preso in prestito, sviluppare una mente autonoma è un atto rivoluzionario. Non si tratta di idealismo, ma di responsabilità verso sé stessi. Chi si accontenta di seguire la massa rinuncia al dono più potente che possiede: la capacità di pensare.
Liberarsi dalle idee preconfezionate a volte significa essere visti come “strani”, ma è solo il prezzo della libertà. 

L’autonomia intellettuale è il primo passo per una crescita reale: emotiva, mentale e persino fisica.
Pensare con la propria testa richiede il tempo di fermarsi – e oggi sono pochissimi a concederselo – per ragionare e interrompere lo stream dei feed tutti uguali.