Le persone amano acquistare ma odiano farsi vendere qualcosa e soprattutto che venga invasa la loro privacy. Se mi fermo davanti a una vetrina non significa che voglia essere contattato, seguito o tracciato in tutto quello che faccio nella speranza che acquisti il prodotto che ho osservato distrattamente per qualche secondo il mese scorso.

È in atto una ribellione da parte delle persone: hanno scoperto che possono installare nei loro browser plugin “AD blocker” che li libera dalla insistente e fastidiosa pubblicità dei siti internet. Sono ormai milioni ad aver aderito alla ribellione, le più recenti statistiche dicono che una grande percentuale di utenti blocca gli annunci attraverso gli strumenti di AD blocking, oppure attraverso browser come Brave con cui si ha il controllo totale della propria privacy.
Sta succedendo la stessa cosa che è accaduta con l’innovazione del telecomando nelle televisioni degli anni ’80; la storia ci insegna che la pubblicità è sgradita nella stragrande maggioranza dei casi e che le persone alla fine si ribellano.

Oggi la ribellione si è spostata sull’insidioso terreno dei cookie: questi “biscotti”, apparentemente innocui, sono dati inviati da un sito e memorizzati sul computer dell’utente attraverso un browser Web utili a eseguire molte funzioni essenziali come verificare gli accessi, memorizzare preferenze e tracciare le abitudini delle persone. Queste operose e silenziose righe di testo che si annidano nel nostro computer o smartphone sono diventate, negli anni, la spina dorsale del marketing digitale, proprio perché al centro delle tattiche di targeting, retargeting, marketing comportamentale, pubblicità programmatica e molto altro. I consumatori da quando gli ecommerce hanno dato prova di conoscere le loro abitudini, i luoghi digitali che frequentano e delle loro preferenze si sono spaventati e hanno iniziato a combatterli. Non solo, anche numerosi governi centrali o l’Unione Europea hanno osservato che queste tecnologie hanno troppo potere e vanno limitate al più presto.
Recentemente sia Apple che Google si sono mossi in questa direzione annunciando di avere in programma a breve di bloccare i cookie di terze parti gettando nel panico un intero settore.

“Minaccerebbe di distruggere sostanzialmente gran parte dell’infrastruttura odierna di Internet senza fornire alcuna alternativa praticabile, e potrebbe soffocare l’ossigeno economico della pubblicità di cui le startup e le aziende emergenti hanno bisogno per sopravvivere”, hanno affermato alcuni noti marketer d’oltreoceano.

Comprendo che, in un momento così incerto di crisi economica, il blocco del tracciamento dei clienti possa generare una forte riduzione dei fatturati. Tuttavia questo è il momento di lavorare sulla qualità e la fiducia del cliente. Puoi evitare di tentare di condizionarli attraverso espedienti tecnici. Puoi fare in modo che questi si ricordino di quanto si sono sentiti garantiti, serviti e rispettati acquistando da te. Se fai questo non hai bisogno di trattenerli con la forza di un legame digitale che presto verrà limitato o escluso dalla storia perché è troppo invadente e odiato dal grande pubblico.
Oggi puoi evitare i biscotti regalando fette di torta, gli ingredienti principali della quale sono fiducia, assistenza, qualità, design, innovazione, vicinanza, relazione e prezzi onesti.