Capita raramente che qualcuno mi chieda cosa dovrebbe studiare o in quale materia dovrebbe prepararsi per il futuro. Ma quando succede, non essendo io un veggente e non conoscendo la preparazione o il talento del soggetto, rispondo che – se non ha una particolare predilezione per un determinato mestiere – la cosa migliore che può fare è imparare l’arte della narrazione.

Dicono che, senza dati, un uomo sia solo l’ennesimo individuo con un’opinione, ma quasi mai i dati hanno il potere di cambiare le cose: spesso è una storia a trasformare le nostre idee, a invitarci a raccontarle agli altri o a spingerci all’azione.

Le persone, infatti, non sono razionali. Secondo un recente studio di KPMG, il 67% dei CEO ha ignorato i dati a favore del proprio istinto, perché le informazioni non sono riuscite a rafforzare le intuizioni o l’esperienza preesistenti. Lo storytelling va ben oltre la semplice condivisione dei fatti. Una storia ben confezionata si lega in modo più forte ed emotivo ai dati, ed è in grado di influenzare con maggiore efficacia il processo decisionale.

Ai vertici delle aziende spesso troviamo degli abili narratori, qualcuno che sa ispirare e trascinare con le proprie idee. Elon Musk, Steve Jobs o Jeff Bezos – solo per citarne alcuni estremamente noti – con l’arte della narrazione sono riusciti a ispirare team di brillanti ingegneri a costruire computer, veicoli o un’esperienza d’acquisto migliore.  

Le persone, le aziende e i prodotti sono definiti anche dalle loro storie, che influiscono notevolmente sul loro successo economico.  

Se in questo momento non hai una direzione, una vocazione o un interesse per qualche materia specifica, la cosa migliore che puoi fare è imparare a raccontare la tua storia. Ti sarà sicuramente utile in futuro. Perché una storia farà crescere la considerazione nei tuoi confronti, espanderà la tua azienda e favorirà anche i tuoi clienti.