Una pratica comune nel marketing consiste nel dare nomi nuovi a prodotti già esistenti, in modo da soddisfare nuovi bisogni.
In questi anni ha ottenuto grande successo la “friggitrice ad aria”, un piccolo elettrodomestico che promette di sfornare sfiziose patatine, ali di pollo e crocchette con molti meno grassi rispetto alla tradizionale frittura. Ma se la valutiamo senza guardarla con l’occhio benevolo, illusorio e celebrativo del marketing, ci rendiamo conto che si tratta del classico forno ventilato, seppure di dimensioni contenute.
Non esiste la “frittura ad aria”, esiste invece un forno che scalda a 200 gradi e, grazie alla ventola, aumenta la capacità di cottura. Possiamo quindi ottenere le stesse identiche patatine con l’elettrodomestico che già abbiamo a casa.

Siamo pertanto di fronte a una promessa mancata? A una cordata di aziende che – in combutta – si sono alleate per propinarci una tecnologica “crema scioglipancia”, sulla scia delle acrobazie linguistiche da televendita che hanno reso famosa Wanna Marchi? Non è proprio così, e adesso ti dico perché.

Prodotto uguale, ma nuovo mercato
La friggitrice ad aria fa fronte alle esigenze di un mercato parallelo che, pur possedendo già un forno, ha “alzato l’asticella” alla ricerca di un’alimentazione più sana, un minor impatto ambientale e un prodotto smart.

  • Scaldare un forno da 70 litri (l’unità di misura che si usa in questi casi) richiede un’energia decisamente maggiore di quella necessaria per le modeste dimensioni di una friggitrice da 4 litri. In pratica, è come far bollire un pentolone rispetto a una caffettiera.
  • Questo prodotto non frigge, ma cuoce alla stessa temperatura: l’olio bollente raggiunge i 200 gradi, così come questi “fornetti”. Ovviamente non aspettarti lo stesso risultato, ma la salute (forse) ci guadagna.
  • Molti di questi elettrodomestici sono “smart”: si collegano al WIFI, hanno programmi per qualsiasi cibo, danno indicazioni su come impostare la temperatura e avvisano quando occorre girare la pietanza.

Non ho le competenze per capire se il gusto e l’ambiente ci guadagnino, ma dal punto di vista del marketing è stata un’operazione brillante, forse al limite dell’over-promise verso la clientela. E possiamo trarne una lezione: poiché ormai è sempre più difficile distinguersi con i prodotti, non ci rimane altro che farlo attraverso nuove categorie e suggestioni.
A forza di parlarne, ora mi è venuta voglia di patate fritte.