Ogni volta che pubblichi un contenuto è sottoposto ad una doppia valutazione. Deve incontrare l’esigenza di svago, oppure informativa, delle persone a cui ti rivolgi e deve soddisfare l’esigenza di rilevanza editoriale degli algoritmi. Sono due bisogni ben distinti che devono allinearsi affinché tu abbia un pubblico che ti presti attenzione. Le persone cercano informazioni o intrattenimento, gli algoritmi esigono che i loro utenti permangano più tempo possibile sulla loro piattaforma al fine di rivendere alle aziende la loro attenzione.
Come fanno gli algoritmi a valutare se hai un contenuto in grado di non far fuggire il loro pubblico?
Ti valutano attraverso una miriade di segnali (variabili algoritmiche); le più rilevanti sono tre:

  1. la percentuale di pubblico che, vedendo un tuo contenuto, clicca, lo salva o lo espande
  2. la quantità di tempo in cui ti prestano attenzione
  3. la famigliarità, la vicinanza fisica o la relazione che hai con i singoli elementi del tuo pubblico

Chi realizza questi modelli matematici ha compreso da qualche anno che non sono la quantità di link, le parole chiave, la quantità di testo o l’orario di pubblicazione a determinare se un contenuto è rilevante, ma che basta misurare le persone. Basta osservare la gente, le reazioni che hanno appena vedono te e quello che dici. Quanto sei in grado di intercettare le singole esigenze. Chi sei e quanto sei apprezzato o riconosciuto (branding) da ogni singola persona.

Quindi da ora puoi essere utile, attento e aprire le orecchie ai bisogni di chi vuoi fermare nella newsfeed o nei motori di ricerca. Coltivare una profonda connessione con chi si mostra interessato, rimanere coerente e soddisfare le aspettative di chi ti ha dato fiducia.
Non pensare più agli algoritmi. Questi modelli matematici ora sono succubi dei comportamenti umani. Si nutrono di essi.