Negli anni 2.000 realizzavo siti web, mi ricordo che pochi imprenditori avevano voglia di investire in una tecnologia che ritenevano “aliena”, dispendiosa e poco efficace. Certo, esistevano già esempi di aziende innovative che lavoravano solo con il WEB, ma gli smartphone non esistevano e la maggioranza della popolazione non aveva un PC connesso a Internet (all’epoca si doveva pagare un provider e anche gli “scatti” telefonici). Il WEB 1.0 era composto da siti di poche pagine celebrative e autoreferenziali in cui si tentava di portare traffico per mezzo di comunicati stampa, attraverso link inseriti nei biglietti da visita aziendali o nelle firme della posta elettronica.

Un imprenditore, all’epoca, mi disse: “perché dovrei spendere migliaia di euro in un sito, quando mi basta acquistare una pagina in questo magazine del mio settore per ottenere 100 chiamate di possibili acquirenti?”
Il suo non era un atteggiamento lungimirante, ma all’epoca non aveva affatto torto. Una piccola azienda dalle limitate risorse economiche sceglieva pragmaticamente la strada più efficace a breve termine.
Poi sono arrivati gli smartphone, i social network e la possibilità di promuovere a pagamento su specifici pubblici, i propri servizi e prodotti (anno 2012).

Oggi siamo nel 2022, epoca in cui le poche edicole rimaste vendono soprattutto servizi o prodotti diversi dai quotidiani, esistono decine di social network in cui è possibile promuoversi e non esistono più le certezze – promozionali – del passato.
Le costose fiere di settore sono in crisi dopo due anni di pandemia, ma soprattutto sono moltissime le aziende che ogni giorno si promuovono in modo incoerente, disordinato e inconsapevole nelle piattaforme di advertising social e search, generando un rumore che le persone hanno imparato a ignorare appena intravedono la scritta “sponsorizzato”.

La fragilità del marketing digitale

Secondo l’editoriale di Nate Nead su “readwrite” oggi stiamo assistendo all’”apocalisse della competizione” per via del forte aumento delle difficoltà e della schiacciante quantità di concorrenza online sulle piattaforme di marketing online.

“Se vuoi lanciare e gestire una campagna di marketing efficace, dovrai trovare un modo per contrastare tutta questa concorrenza. È incredibilmente difficile distinguersi in un mercato così affollato (nei feed dei social) senza un motivo di distinzione valido e probabilmente dovrai spendere un sacco di soldi per farlo”, racconta Nate. E aggiunge, “il marketing digitale è fragile. Potresti aver costruito la tua attività tramite il posizionamento SEO, creando collegamenti e scrivendo contenuti. Ma un giorno, potresti dover affrontare, per un cambio di algoritmo, una significativa penalità di Google e la tua certosina opera di posizionamento affonda catastroficamente”.

Le soluzioni che propone nel suo interessante articolo sono essenzialmente tre:

  1. Spirito di adattamento
    Cerca di rimanere adattabile. Promuoversi è complesso in questi giorni. Dovrai analizzare i tuoi concorrenti, apprendere nuovi strumenti e abbandonare le tue strategie meno vantaggiose; quindi, cambiare tutto quando qualcosa nel tuo ambiente cambia. Sopravvivono solo le aziende che sanno adattarsi.
  2. Rimani agile per evitare la concorrenza 
    La concorrenza è un grosso problema, ma non devi affrontarla imitandola. Mira a un pubblico di nicchia, concentrarti sui fattori che ti differenziano.
  3. Diversifica le tue strategie
    Non esiste solo Facebook o Google. Impara a utilizzare una varietà di strategie diverse in modo da bilanciare i punti di forza e le mancanze di ciascuno in modo da ottenere risultati più affidabili e coerenti. Scoprirai nuovi modi per ottenere il massimo dal tuo budget di marketing.

Aggiungo un quarto punto che ritengo fondamentale: devi avere una strategia a medio-lungo termine per quello che riguarda il tuo Brand. L’unico modo che hai oggi e in futuro di “fermare” le persone ad ascoltarti, riguarda le percezioni che ti riguardano.

Nel 1971 una studentessa venne pagata solo 35 dollari per aver ideato l’iconico logo della Nike (Nike, anni dopo, le ha regalato un anello con lo “swoosh” in oro e diamanti e 500 azioni). La fortuna di questa azienda non è riposta nel marchio, ma nei valori di innovazione, sportività e adozione da parte dei grandi sportivi. Oltre alla qualità del prodotto, le persone acquistano il senso di appartenenza ad un club esclusivo.
Il tuo logo non vale nulla, è solo un mucchio di pixel, è la tua reputazione a fare la vera differenza. Lavora soprattutto su questa.