Come succede a me succede a tutti. A volte vengo avvisato che qualcuno sta parlando male di me o di quello che dico. Molto spesso sono persone che non conosco o persone a cui mi collega un legame debole, come la semplice “amicizia” su Facebook. Non è affatto un problema. Come ho ripetuto spesso in questi anni, aumentano di numero le persone che ti conoscono e con esse cresce, in proporzione, la quantità di quelli a cui non vai a genio. È fisiologico, giusto e naturale. Accade anche, dialogando con un collega, che questi cominci a parlare, con toni molto critici, di questo e di quel professionista, avvertendomi di non dargli corda e addirittura di non fare like sui suoi post.
La naturale propensione a fare gruppo è nella natura di ogni uomo. Lo ha descritto bene Abraham Maslow nella sua piramide dei bisogni. Dopo che l’essere umano ha soddisfatto i bisogni primari, come nutrirsi e avere un riparo, in seconda battuta, cerca il gruppo e il senso di appartenenza a qualcosa. Accade quindi che nascano fazioni di qualsiasi tipo, professionale, sportive, politiche e così via. Sentire di appartenere a qualcosa, rinforza la sicurezza nelle proprie idee e l’accettazione di un gruppo.

Queste riflessioni, di psicologia spicciola da rotocalco, mi portano da sempre a ragionare su come scardinare consuetudini che non fanno bene al mio Personal Branding.
Se non ci sono reali motivi, è un bene avere un nemico? Un’idea da contrastare? Oppure un gruppo in cui inserirsi a tutti i costi?
Vista la perfetta inutilità dell’appartenere a qualcosa di vago o insensato, come a un’ideologia professionale, crearsi nemici su di essa e avvicinarsi ad un gruppo che promuove il distacco e l’esclusione di altri colleghi ho deciso, già da anni, di non cadere in questa trappola.

“L’allievo Tse Kung chiese: Esiste una parola che possa esser la norma di tutta una vita? Il maestro rispose: Questa parola è ‘reciprocità’. E cioè, non comportarti con gli altri come non vuoi che gli altri si comportino con te”

Confucio ha raccontato al suo allievo che la reciprocità positiva scardina quella negativa. Mostrare l’altra guancia e non prendersela con chi è ostile è un atto rivoluzionario. Un atto che ti rende più forte moralmente e anche chi ti guarda avverte questa tua forza. Fallo per te stesso. Non è una strategia di posizionamento o di marketing; serve a renderti più sicuro e in armonia con il mondo.

Se volete convertire qualcuno alla vostra causa, dimostrategli innanzi tutto che gli siete sinceramente amico – A. Lincoln