Vedo molti che, dopo un’iniziale diffidenza, si stanno dedicando alla cura della loro immagine digitale. Spesso si confidano con me dichiarandomi, dopo poche settimane di attività, la loro frustrazione per i pochi risultati. Il personal branding è una maratona, non uno sprint: è necessario dedicare quotidianamente una piccola porzione di tempo per un lungo periodo per ottenere dei risultati stabili e costanti. Richiede tempo per consolidare nella mente di chi ci osserva una percezione di noi come persone autorevoli e affidabili.

Tra gli errori più comuni che vedo fare c’è la violazione della regola dell’80/20, quella che ci consiglia di mantenere l’autopromozione a un limite massimo del 20% di tutti i contenuti che pubblichiamo. Questa legge, che funziona benissimo sui social network asincroni come Twitter, non è applicabile a Facebook e nei gruppi ristretti (esempio LinkedIn) in cui la ridurrei a 90/10. Ogni dieci contenuti pubblicati su Facebook e LinkedIn, uno potrà essere promozionale; questo perché nei social network in cui abbiamo legami stretti è facile essere letti e il sovraccarico di promozione, oltre ad essere del tutto inutile, rischia addirittura di diventare dannoso e di allontanare le persone collegate a noi.
Per i più capaci e preparati, l’autopromozione non dovrebbe quasi esserci: il consolidamento della nostra reputazione dovrebbe venire dai contenuti di valore che potranno farci conoscere in modo che gli interessati prendano informazioni sul nostro conto, trovandole sul blog o LinkedIn. Oppure, la promozione dovrebbe essere attivata solo nel momento in cui si crea o si partecipa a qualcosa di eccezionale, come una trasmissione televisiva, un grande evento, l’uscita di un libro ecc. Ribadisco che ripetere in continuazione la stessa cosa diventa inutile e in certi casi ridicola.

Alcuni sono focalizzati a criticare continuamente gli altri, siano essi colleghi o personaggi pubblici. Se ogni tre post uno sarà di critica verso qualcuno, anche se si trattasse di  una critica meritata, chi vi segue, nel suo immaginario, dirà di voi che non siete in grado di generare valore, ma solo di fare la cosa più semplice che esista nel dialogo on-line e off-line: criticare. La critica può e deve esserci, ma con moderazione e soprattutto non deve essere fine a se stessa, ma deve essere impiegata per raccontare cosa fareste voi se foste nei panni della persona che state criticando. Cercate di affrontare l’argomento con le necessarie precauzioni, perché è solo chi non fa nulla che non sbaglia mai.

L’ultimo suggerimento, ma in questo caso vedo molti meno errori, è di non considerare la rete come l’unico mezzo per curare il vostro network. Uscite di tanto in tanto e avvicinatevi ai vostri punti riferimento professionale, perché non esiste modo migliore di consolidare la vostra immagine che farvi ricordare personalmente, la rete serve proprio a questo.