Nel mondo digitale di oggi il seguito è importante. La consistenza di questo consenso indica che molte persone hanno manifestato interesse e sono disponibili a ricevere ulteriori contenuti e informazioni, che il grado di fiducia è alto. Se questi numeri sono reali e non il prodotto di manipolazioni tecniche volte solo a impressionare un pubblico di sprovveduti, sono il segnale di un reale interesse verso la persona e l’argomento che tratta.
Il seguito è fondamentale per gli algoritmi, dal momento che rappresentano la misura della partecipazione verso un determinato contenuto. Un seguito realmente interessato e affine tende a condizionare gli algoritmi di visibilità sulla base delle interazioni che questo è in grado di ottenere. Clic per espandere i dettagli o verso un link, la condivisione e la conversazione generata sono un affidabile indicatore di valore che sarà premiato con la visibilità organica.

Le interazioni sono importanti, non solo a livello matematico, ma anche e soprattutto a livello umano. Contengono l’embrione di un rapporto che può sfociare in uno scambio proficuo, una scintilla che può generare l’opportunità. La quantità del seguito e dei like non significa nulla; è un numero interessante per statistici e analisti, meno interessante per chi cerca di coltivare relazioni reali e altrettanto reali occasioni di approfondimento e di vendita. Non invidio chi ha 100.000 follower, ammiro chi ha 1.000 collegamenti attivi e realmente interessati.

Il Personal Branding efficace consiste nel tentare di fare la differenza, non nel confrontare la lunghezza del seguito e il numero delle interazioni. Ci sono molti account con innumerevoli seguaci, altri con maggiore esperienza o contenuti migliori dei vostri. Non esiste un settore privo di concorrenti abili e preparati, ma come dice Seth Godin in un suo recente post, c’è una modalità in cui potete fare veramente la differenza e lasciare il segno: il vostro atteggiamento.
Che ci crediate o meno, questo fa veramente la differenza. Chi trascorre qualche frazione della propria giornata su Facebook o LinkedIn si aspetta relazioni con persone reali. Mari Smith ha detto che “i social media non sono solo un’esperienza di business, sono un’esperienza emotiva”.

Attraverso i numeri rischiamo di prendere in giro solo noi stessi, circondati dall’indifferenza di chi non ci conosce realmente e non comprende la nostra sfida quotidiana. Gli algoritmi sono stati creati per misurare l’impegno di chi è collegato a noi. Se trattiamo chi ci segue come un numero otteniamo il disinteresse degli stessi numeri che alimentano la nostra vanità.