«Un tempo pensavo che, se avessimo dato a tutti la possibilità di esprimersi liberamente e scambiarsi idee e informazioni, il mondo sarebbe diventato automaticamente un posto migliore. Mi sbagliavo». Lo sfogo del fondatore di Twitter, Evan Williams, è stata riportata dai quotidiani di mezzo mondo. Non è il solo deluso dalla piega che hanno preso le cose; qualche giorno fa anche il guru del marketing Seth Godin raccontava a modo suo la stessa cosa:

“E il miracolo di Internet, che collega miliardi di persone, istantaneamente, è divenuto qualcosa che tutti noi diamo per scontato, dopo meno di una generazione”

La noia ha preso il posto dello stupore per le possibilità incredibili che lo strumento può dare. Oggi siamo più preoccupati di accumulare “mi piace” sui post di Facebook che di sfruttare questo potenziale per migliorarci e migliorare il mondo attorno a noi.

Gli algoritmi premiano l’interesse e le interazioni, ma questi sono indicatori parziali della qualità. Se concedi alla maggioranza delle persone il potere di aumentare la visibilità dei contenuti, accadrà che non verranno premiati quelli maggiormente interessanti, ma quelli con maggiore potere di attrazione. Perché la maggioranza delle persone non comprende la qualità e la corretta informazione.

«Internet premia gli estremi. Se vedi un incidente mentre stai guidando, ovviamente lo osservi: e tutti, intorno a te, lo fanno. Internet interpreta un comportamento simile come il fatto che tutti vogliano vedere incidenti: e fa in modo che vengano loro forniti». «Il problema», continua Evan Williams, è che «non tutti siamo persone perbene. Gli umani sono umani. Non è un caso che sulle porte delle nostre case ci siano serrature. E invece, Internet è iniziato senza pensare che avremmo dovuto replicare questo schema, online».

Sono certo che la qualità, in futuro, pagherà sempre di più. Non sono pessimista e credo che questa moda per il benchmarking, e gli algoritmi che la premiano, sarà presto sostituita con nuovi e avanzati misuratori di qualità, in cui non saranno i like e la quantità di azioni a mettere in risalto in contenuti ma la fiducia e l’autorevolezza di chi li propone. Certo che se anche tutti noi diamo una mano affinché questo accada, riducendo le condivisioni di sterili polemiche, contenuti inutili e fake news, possiamo ridurre i tempi di applicazione.