Il native advertising, in italiano è più comunemente chiamato pubbliredazionale, è una forma di pubblicità molto efficace che ha visto la luce con la nascita dell’editoria. Si tratta di fare pubblicità inserendola nella linea editoriale di un quotidiano, magazine o blog. Nelle testate giornalistiche registrate, l’Ordine dei Giornalisti prevede che gli articoli pubblicitari siano chiaramente distinti dal resto attraverso riquadri grafici e l’inserimento dell’avvertimento “informazione pubblicitaria”, pena una multa che può arrivare fino a 100.000 euro. Sono molte le testate che comunque fanno pubblicità senza nessun tipo di avvertimento (basta scorrere la rubrica “motori” di un noto quotidiano). Nei blog, che non sono sottoposti alla legge dell’editoria, questo tipo di messaggi vive il suo momento di splendore.

Al contrario delle campagne di Banner Advertising questo tipo di messaggi funziona moltissimo; lo ritroviamo nascosto nelle pieghe delle recensioni, infilato tra i post del newsfeed di Facebook e in qualsiasi posto in cui ci aspettiamo informazione e non promozione.

Inutile dire che questo tipo di messaggio promozionale ha un’efficacia devastante, se un autore seguito e autorevole infila un buon commento ad un prodotto o servizio, questo viene preso in considerazione e la vendita è decisamente più facile rispetto alla promozione classica.
Questo tipo di promozione comporta rischi, i blogger affermati non accetteranno qualsiasi cosa gli verrà sottoposta e il pericolo di perdita di credibilità e altissima. Un blogger vive di credibilità e di coerenza editoriale, se li contattare sicuramente vi ascolteranno ma solo se l’oggetto della promozione li convincerà a pieno accetteranno di parlarne.

Questo è il motivo per cui i tentativi di accorpare blog di settore in agenzie in cui smistare le pubblicità non hanno fino ad ora funzionato.

Allego infografica con i dati di ipglab.com

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