Tutti abbiamo un profilo su almeno uno dei principali social network, alcuni di noi hanno anche un blog di proprietà o nel quale collaborano. Sappiamo anche come postare un messaggio di stato, un contenuto fotografico o un video. Ciò che fa davvero la differenza, tra gli utenti efficaci e quelli che non lo sono, è riuscire ad interpretare questi mezzi di comunicazione digitali mettendoci del proprio.
Quando ci buttiamo nella comunicazione abbiamo un obiettivo? Perché vogliamo esserci e cosa vogliamo ottenere? Individuare l’obiettivo è il primo passo da compiere per percorrere la lunga strada che si chiama efficacia comunicativa.

La strategia

Se avete già iniziato, magari anche solo spinti dalla voglia di comprendere come funzionano i canali di comunicazione digitale e non avete una strategia di comunicazione è il momento di fermarvi a riflettere e trovare un vero obiettivo.
Qualsiasi cosa può costituire un obiettivo: trovare un lavoro, diventare un riconosciuto professionista, vendere un prodotto, diventare un opinion leader di un determinato argomento, essere invitato ad aperitivi e feste e così via. In base a quello che vorrete ottenere dovrete capire qual è il giusto target con il quale comunicare.

Il target

Questo è il passo più complesso di tutta la procedura. Ogni obiettivo ha un target specifico composto di persone diverse. Individuare il target giusto, comprendere come ragiona, dove scovarlo e come comunicare con esso è cosa complessa, che meriterebbe una trattazione specifica e dettagliata per ogni singolo caso.

Il mezzo comunicativo

mezzoDovrete scegliere il giusto mezzo di comunicazione in base al pubblico con il quale vorrete comunicare. Se il vostro è un pubblico giovanissimo Instagram o YouTube rappresentano una buona scelta, mentre sarà più adatto LinkedIn se ambite a comunicare a manager aziendali. Questa scelta è abbastanza semplice, anche se in alcuni casi il pubblico utilizza più di una piattaforma, ma ormai sono abbastanza connotate e facili da individuare a seconda del pubblico di riferimento.

Il registro comunicativo

Qui viene il bello, che è anche uno dei motivi per cui ho scritto questo post: per essere veramente efficaci dovrete distinguervi e saper utilizzare il giusto linguaggio, adatto al pubblico a cui vi rivolgete.
Ho notato e mi hanno fatto notare, che avere un modello di relazione e comunicazione ordinario è molto apprezzato da amici, colleghi e concorrenti, che vedranno in noi dei professionisti integerrimi e dei rispettabili concorrenti. Al contrario, se avremo una comunicazione più brillante e fuori dagli schemi verremo additati dai colleghi/concorrenti come pessimi professionisti che cercano facile visibilità e metteranno in dubbio la nostra capacità professionale.

Questa reazione è dovuta al fatto che pochi hanno compreso come interpretare i mezzi che abbiamo a disposizione e che per emergere nelle comunicazioni digitali dovremo adottare una comunicazione seria ma non seriosa. Essere seri, composti e pacati, ovvero ordinari, ci preserva dalle critiche e dagli attacchi dei colleghi/concorrenti, ma spesso rende la nostra comunicazione inefficace e ci rende invisibili al nostro target di riferimento. Avere visibilità e riscontro di pubblico significa superare una soglia, intraprendere un cammino nel quale verremo additati come quelli strani che non si pongono nel modo giusto e quindi saremo considerati pericolosi semplicemente perché abbiamo raggiunto un pubblico a cui loro non riescono ad accedere.

Interpretare

Chi è riuscito a comprendere le dinamiche, individuando strategicamente un target e il modo giusto di stimolarlo, ha compiuto tutti i passi di una comunicazione efficiente, raggiungendo la tanto ambita visibilità e il successo professionale.
Interpretare questi canali di comunicazione spesso richiede il coraggio di muoversi al limite del consentito. Pur rimanendo nell’ambito della legalità e attenendosi alle regole di ogni singola piattaforma, va ricercato il punto debole in cui inserirsi con operazioni “criticabili” che farebbero storcere il naso agli ortodossi della professionalità e della reputazione.

La reputazione

La reputazione è uno dei temi più dibattuti degli ultimi tempi. Vedo sempre più frequentemente agitare l’indice verso i professionisti che adottano schemi nuovi e non ordinari nell’attirare l’attenzione. In qualsiasi comunità di professionisti ci sono sempre rivalità e competizione, è una cosa normale, giusta e sana. Quello che non è sano è additare un professionista per come si pone piuttosto che per quello che concretamente realizza. Sarebbe come criticare un bravissimo medico, perché si è fatto notare indossando una maschera da clown, oppure un abile architetto perché ha partecipato ad un reality show televisivo. La cattiva reputazione viene spesso attribuita ad attività che nulla hanno a che fare con la professione.

aranzulla
Esempio degli ultimi post del blog di Aranzulla

Un’altra pessima abitudine è quella di disapprovare chi riesce a raggiungere un vasto pubblico spiegando nozioni ritenute esclusive di un determinato settore. L’esempio più calzante in tal senso è Salvatore Aranzulla, che è riuscito a trasmettere, con un linguaggio semplice, competenze di tecnologia spicciola ad un vastissimo pubblico. Il blogger di tecnologia è riuscito ad intercettare una domanda e a rispondere in maniera efficace, facendosi odiare da una schiera di professionisti che ritengono lo stile pop del divulgatore siciliano di basso livello e addirittura lesivo della vera conoscenza informatica.
Se analizzassimo dal punto di vista giornalistico i post di Aranzulla potremmo criticarli senza pietà, ma se saremo obiettivi osserveremo che tutti i suoi post dal titolo che inizia in maniera sempre uguale: “Come…” in effetti sfruttano la caratteristica di Google che premia il titolo nel posizionamento organico (questo è solo la punta dell’iceberg di tutto il lavoro che sta dietro all’attività di Salvatore).
Mi perdonerà Aranzulla se, oltre ad avergli rubato il titolo del post, l’ho chiamato in causa quando avrei potuto prendere ad esempio centinaia di altri personaggi come Chiara Ferragni, Favij, Francesco Sole, Selvaggia Lucarelli e così via, tutti accomunati dall’essere riusciti ad ottenere successo attraverso una comunicazione non convenzionale.
Differenziarsi per la straordinarietà del registro comunicativo e per l’utilizzo di una comunicazione audace che sfrutta l’imprecisione dei sistemi non è una pratica scorretta. Distinguersi con un linguaggio e un comportamento seri ma non cupi non è indice di pessima professionalità, ma forse l’unico modo di emergere dal rumore di fondo delle tante comunicazioni sempre uguali e ridondanti avendo cura di rispettare il prossimo attraverso un comportamento etico ineccepibile.

Le conversazioni

Ultimo punto analizzato sono le conversazioni, sia digitali che di persona. Ultimamente ricevo richieste agghiaccianti come ad esempio di non mettere un like su un determinato professionista oppure di non concedere l’amicizia ad un altro. In alcuni casi vengo criticato per avere collegamenti con persone che secondo l’interlocutore danneggiano la mia reputazione. Per finire il livoroso chiacchiericcio di alcuni che odiano altri per motivi oscuri e che è meglio non indagare.

A tutti questi infelici della comunicazione digitale dico che non mi convinceranno mai ad assecondare queste inutili macchinazioni. Il mio consiglio è di impiegare il tempo e le energie per la realizzazione di progetti, perché questa è la strada giusta per ottenere risultati positivi e gratificanti. Tessere inutili trame sulle piattaforme social equivale ad ammettere che voi siete il vostro peggior nemico.
Qualsiasi professionista dovrebbe allontanarsi dalle persone tossiche e dalle inutili insinuazioni di chi rosica per non essere riuscito ad ottenere risultati analoghi. La vera sfida è riuscire a crescere professionalmente costruendo ogni giorno qualcosa di meglio, senza ascoltare chi ci dice come dobbiamo essere per piacere a loro e a quelli come loro.
La vera competizione è con noi stessi.