L’efficacia di un singolo professionista si misura in base alle aspettative, ai ricordi e alle relazioni che avrà saputo creare, sia online che offline. Nel loro insieme, rappresentano lo stimolo che fa scattare la decisione del cliente di affidarsi ad un professionista piuttosto che ad un altro. Non si può vendere qualcosa di cui non si può raccontare nulla. Per dirla con Steve Jobs, “la persona più potente al mondo è il narratore, perché questi imposta una visione, dei valori”. Quindi lo scopo del contenuto è creare relazioni e, sulla base dei legami creati, accrescere la fiducia nei nostri confronti. La relazione porta alla stima e, l’apprezzamento generato, spinge i ricavi e crea opportunità.

Azione online e offline

Il Personal Branding è il frutto di un delicato equilibrio tra essere e apparire, tra comportamenti e competenze. I più digitalizzati esagerano con l’aspetto comunicativo e trascurano la relazione personale, mentre quelli meno tecnologici basano tutto sulla relazione gestita di persona. Bisogna trovare un giusto compromesso che non trascuri nessun canale. Proprio come ha detto Clive Sirkin, CMO di Kimberly-Clark,

“non credo nel marketing digitale, credo nel marketing in un mondo digitale. C’è una grande differenza”.

I principi base del marketing non sono cambiati perché è arrivato il digitale, si sono adattati alle peculiarità dei nuovi strumenti, così come, in passato, si sono adattati alla Radio o alla TV. Questo significa che va organizzata una comunicazione che si basa sulla conoscenza fisica, prima che digitale, perché il digitale è l’estensione della tua parola a persone che momentaneamente non puoi incontrare.

Da questa riflessione viene spontaneo intuire che alla base del Personal Branding c’è la coerenza. Ovvero essere online come siamo offline, perché il rischio è creare uno scollamento di personalità che potrebbe far insospettire chi ci incontra. Il potere del contenuto e della narrazione è immenso, lo dimostra il recente arresto del nigeriano conosciuto come “Mike”, che ha truffato migliaia di persone in tutto il mondo con una semplice mail. Una missiva in cui faceva leva sulle emozioni e la voglia di guadagnare soldi facili. Anche se questo è un caso estremo, la capacità della doppia narrazione, online e offline è dirompente per chi la sappia creare. Perché sia veramente efficace, lo storytelling (la parola più abusata dai “markettari”) deve essere accompagnato dalla coerenza dei comportamenti.

Il tuo maggiore concorrente

Il tuo maggiore concorrente è l’immobilità, il rimanere fermo, che nel mondo digitale significa non creare un’adeguata quantità di contenuto di qualità. Avete letto bene. La sfida è aumentare sia la qualità che la quantità. È inutile postare tanti contenuti scarsi che racconterebbero di te che sei poco preparato o superficiale ma, allo stesso tempo, è debole postare un solo contenuto di qualità al mese (anche se lo preferisco rispetto alla prima ipotesi).
Avete notato come gli autori di libri recensiscono o presentano spesso i libri dei concorrenti? Pensate che lo facciano per bontà d’animo o per fair play? Il vero motivo è creare un contenuto di qualità e una percezione di autorevolezza in materia, perché, come non esistono librerie che vendono un solo libro anche per gli autori promuovere sempre e solo il loro libro non sortirebbe nessun effetto. Il contenuto è forte se si creano l’attenzione e l’aspettativa nel lettore/cliente.

Il Personal Branding è fondato sul contenuto prima e sulla coerenza subito dopo. Il mercato nel quale competere è molto grande, ma tu vedi solo i tuoi concorrenti. Il concorrente è un alleato che ti sta aiutando a formare il mercato, ti stimola a fare meglio e a raccontare nuovi contenuti. Se lo vedi come minaccia, rischi di immobilizzarti e di rimanere nascosto proprio a quel mercato dal quale vuoi trarre occasioni.