Sono amatissimo dai “grammar nazi”, gli operatori che rendono il servizio volontario di revisione e correzione dei testi pubblicati. Che si tratti di un post o di un commento su Facebook, si palesano in maniera privata (quelli spinti dall’amore per la buona scrittura) o in forma pubblica (quelli che amano la grammatica e vogliono mostrare al mondo le loro indubbie capacità).
grammar naziCome vedete nell’immagine a lato, gentilmente concessa da Gabriella Massara, una delle cose che mi vengono dette è: “Da una persona del suo calibro mi aspetto un “là”” (monosillaba che richiedeva l’accento). Come se il mio ruolo dovesse coincidere con l’appartenenza ad una accademia linguistica.

Sfortunatamente, e lo dico con il rammarico di chi è consapevole che non riuscirà mai a colmare tutte le sue lacune, non sono un genio.
Non ho un talento particolare, non conosco molto bene una materia specifica e non approfondisco fino allo sfinimento nulla delle molte cose che faccio. Senza ammorbarvi con la mia lunga storia, sono stato un grafico e un programmatore, senza eccellere in nessuno dei due campi. Ho cominciato a scrivere nel blog non amando la scrittura, semplicemente perché mi serviva farlo e ora mi piace pure. Sono un giornalista che non ha il senso della notizia come un ‘vero’ giornalista. Un analista che vede solo gli aspetti superficiali, un advertiser che si annoia nel segmentare il pubblico e che pensa che la SEO sia sopravvalutata. Filmo e monto video senza essere un regista e senza conoscere tutte le più piccole accortezze. Mostro la mia faccia davanti a una telecamera senza avere le capacità attoriali necessarie. Per non parlare della amministrazione della società e delle burocrazie varie.

Molti mi reputano più preparato e capace di quello che effettivamente sono. Il mio obiettivo è cercare di fare tutto al meglio, ma il meglio richiede un focus per il quale non ho il tempo né nutro una particolare aspirazione
Una delle poche cose che penso di aver fatto bene nella vita è comprendere, mezz’ora prima che accadesse (anche in questo caso sono un pessimo visionario), dove il mondo stava andando e adattarmi al nuovo.

Se tra quattro anni il mondo digitale sarà virtuale, vissuto in prima persona attraverso strumenti che oggi non abbiamo ancora, mi troverete là (ho messo l’accento, eh!) a costruire ambienti e contenuti adatti, mezz’ora prima degli altri. Ma non bene quanto un architetto.