Avere una chiara visione di cosa ci aspetta significa capire dove investire tempo ed energie in modo da avere un ritorno a medio termine, mi interrogo quasi tutti i giorni per intuire quali siano le scelte strategiche più giuste per me e la mia società in modo da anticipare il mercato.
Cinque anni fa non eravamo “loggati” a nulla, le ricerche su Google dominavano la scena e la parola community faceva rimandare ai migliaia di siti con forum sui più disparati argomenti. L’iPhone era una novità assoluta in tasca a pochi e i tablet ancora non esistevano. L’evoluzione tecnologica avvenuta negli ultimi CINQUE anni ha del miracoloso, proprio come teorizzato da Raymond Kurzweil nella legge dei ritorni accelerati: “L’analisi storica del progresso tecnologico dimostra che l’evoluzione della tecnologia segue un processo di crescita esponenziale“.
La battaglia per imporsi come piattaforma mainstream delle conversazioni ha un vero vincitore, Facebook che nel primo trimestre di quest’anno ha fatturato 2,5 miliardi di dollari.
Tutto è diventato sociale. La condivisione non è una funzione, ma una norma. La cacofonia ha raggiunto un livello tale che non si sa più chi è la fonte della notizia: anche i “vecchi media” si sono buttati in forze sui social network per catturare nuovi lettori. Sempre nell’articolo in cui si mostrano i fatturati della creatura di Mark Zuckerberg si evidenzia come il 59% di questo fatturato derivi dalle Ad Revenue da Mobile, segno che il WEB è decisamente in crisi e che la tendenza sono le app in mobilità.
Google domina la scena dell’informazione digitale da molti anni: Android, YouTube, search, Maps, ecc. L’arrivo dei social network, in cui la profilazione dei frequentatori e maggiormente efficiente dal punto di vista commerciale ha costretto l’azienda a profilare i suoi utenti accorpando in un unico accesso tutti i suoi servizi. Google Plus è stata la risposta: più che un social network è il collettore per tutti i servizi dell’azienda di Mountain View in cui l’utente e tracciato dalla ricerca, fino alla paternità dei contenuti. Un Social Layer, lo racconta benissimo John Battelle in questo post.

Su cosa dobbiamo investire?

condivisioneL’impegno nel costruirci una community, sia che lo facciamo per la nostra azienda che per la nostra professione, dovrà essere una priorità. La costruzione di legami deboli, ma fondamentali ad ottenere l’attenzione sulle nostre attività, dovrà diventare un impegno quotidiano. Alla stesso tempo la costruzione di contenuti di qualità e quando parlo di qualità non parlo di quantità: anche se rilevo che per creare una buona fidelizzazione dei seguaci il contenuto vada fornito almeno una volta al giorno. Il contenuto di qualità deve essere fatto anche se supportato da ADV, altrimenti saranno soldi sprecati.
Con l’aumento dei media digitali in cui chiunque può trasformarsi in un giornalista/editore sta facendo progressivamente avverarsi quello che aveva teorizzato Chris Anderson, giornalista e saggista statunitense, secondo cui in futuro: “il denaro smetterà di essere il segnale principale nel mercato e al suo posto sorgeranno due fattori monetari: l’economia dell’attenzione e l’economia della reputazione”.
Gli eventi che uniranno il digitale con la vita reale avranno sempre più impatto, perché il naturale sbocco di tutte le relazioni è il vedersi e conoscersi di persona. Impressionate il recente caso del #SMMdayIT in cui si sono generati 14.300 tweet con un unico evento.
Il video è decisamente il futuro, ormai chiunque si informa prima di un acquisto guardando i video di chi ha provato precedentemente l’oggetto desiderato, in più riesce ad arrivare alla GRANDISSIMA fetta della popolazione che non riesce a comprendere la parola scritta, sono molti più di quelli che pensate.

Condivisibilità e impegno

La condivisibilità è la forza trainante per tutti i contenuti e le strategie di marketing inbound. “Le aziende B2B che hanno un blog riescono a generare il 67% in più di contatti al mese rispetto a quelli che non l’hanno”. Ma sono le persone ad avere la meglio, in uno studio di IBM si evidenzia come 6 consumatori su 10 seguono le raccomandazioni dei propri amici sui social network. Da qui l’impegno a creare contenuti che portino reale valore per innescare la condivisione. Molte grosse aziende hanno iniziato a coinvolgere il personale nell’opera di diffusione dei contenuti aziendali e nel sostegno al marchio.
La creazione di un nostro personal branding, con cui renderci visibili attraverso un immagine chiara, contenuti interessanti e un network professionale ben strutturato, aumenterà di molto le nostre possibilità di avere un lavoro ben remunerato sia come dipendenti che come liberi professionisti.

Non possiamo sapere come la società e le tecnologie si evolveranno i prossimi cinque anni, la cosa certa e che l’autoformazione continua e quotidiana è ormai un elemento imprescindibile di qualsiasi professionista del marketing digitale. Se qualcuno ha idee che non ho considerato (ovviamente non c’è tutta la parte di ADV a pagamento, mailing ecc…) si faccia avanti nei commenti.