Il vecchio mantra secondo cui “il contenuto è Re”, è stato recentemente sostituito da, “il contesto è Re”: si è riscontrato che non serve avere un ottimo contenuto se non viene distribuito alle persone giuste, nel luogo giusto e nel device giusto.
Il contenuto giusto deve essere utile, non deve appagare l’ego della azienda oppure dell’ufficio marketing, deve soddisfare l’appetito dei fruitori. Questo semplice concetto è fondamentale e banale da capire, ma vedo, purtroppo, che molte aziende non lo hanno ancora colto. Per ogni pubblico c’è un contenuto giusto: in alcuni casi “giusto” è quello che li cattura suscitando emozioni, in altri quello che conquista attraverso descrizioni tecniche o anche facendo desiderare un mondo diverso ma percepito come realizzabile.
Il momento giusto è un fattore determinante. Il contenuto non è spendibile in qualsiasi momento, ma ha un suo scopo che si realizza appieno se si individua il  suo giusto momento espositivo. L’opportunità del momento è ciò che rende stupefacente il contenuto che in qualunque altra circostanza risulterebbe consumato, sprecato, inutile.
Ha una collocazione giusta, perché non tutti i contenuti sono fruibili da tutti in qualsiasi piattaforma: il pubblico veloce e colto di Twitter, le nicchie di Google +, i professionisti di LinkedIn oppure le masse di consumatori di Facebook. Attraverso queste piattaforme si potrà pure comunicare al segmento più giusto o geolocalizzato.
Anche il dispositivo deve essere quello giusto. Se il pubblico a cui ci rivolgiamo utilizza gli smartphone oppure altri dispositivi, avere un sito che si adatti allo schermo dell’utente è obbligatorio.

Proprio come afferma Joe Pulizzi:

Il contenuto intelligente non riguarda le parole o le immagini, il contenuto intelligente riguarda tutte le attività inerenti al creare, gestire e distribuire i tuoi contenuti. Si potrà avere il migliore contenuto del mondo, ma se non sarà possibile farlo arrivare ai vostri potenziali fruitori al momento giusto, nel formato corretto e sul dispositivo appropriato scelto da loro, non importerà quanto buono sia il vostro contenuto. Non funzionerà

Il gioco dei contenuti si complica ulteriormente con la presa di coscienza da parte delle aziende che “il tuo pubblico ha un pubblico”, proprio come afferma David Shing. Il pubblico sta prendendo coscienza che non è più un semplice ricevitore di contenuti, ma un creatore di contenuti. Il contenuto aziendale, quando ha successo, sarà ridistribuito e perché no, manipolato dall’utenza che ne decreterà il successo distribuendolo, alterandolo o conversandoci sopra. Secondo il “digital prophet” di AOL, l’espressione personale sui media digitali non è una nuova forma di egocentrismo, bensì un’espressione della nuova “WE generation”. I nuovi consumatori hanno in mano il successo delle aziende: se queste saranno in grado di convincerli con prodotti e servizi all’altezza delle aspettative i consumatori restituiranno la visibilità necessaria all’azienda per prosperare. “La creatività deve essere riconsiderata quando si è in competizione con la cultura pop”. L’imperativo è adattarsi al linguaggio e allo stile del fruitore per non soccombere.