Ero convinto che la maggioranza avesse compreso che il Personal Branding fosse un’opportunità che le tecnologie digitali consentono a chiunque. Pensavo fosse alla portata di tutti, risultasse semplice comprenderne le logiche e ritenevo che l’energia espressa per poter fare di se stessi una “marca” fosse nelle disponibilità dei più. Mi sbagliavo.

Sono pochi quelli che si sono impegnati e che stanno ottenendo risultati dalla loro comunicazione personale. Molti si avvicinano, ne comprendono le potenzialità, leggono libri e post e poi non applicano quello che imparano. I motivi sono molteplici, li elenco:

  • Tempo/energia/denaro
    Il motivo principale è questo. Molti mi dicono che sono convinti dell’utilità, ma che tuttavia non riescono a ricavarsi spazio, forza e disponibilità finanziarie per comunicare con efficacia quotidianamente.
  • Strategia e direzione
    La direzione richiede un obiettivo preciso e sono in pochi ad averlo. Come sono pochi che ragionano su quello che ogni giorno comunicano e sul modo in cui vengono percepiti dall’esterno.
  • Mancanza di stimoli creativi
    La creatività è innata, mi dicono. A mio avviso non è vero, è un atteggiamento di curiosità culturale che va alimentato ogni giorno. Si diventa creativi abituando il cervello alla creatività e assorbendo dalle persone che riteniamo abbiano un’ottima inventiva.
  • Scarsa motivazione
    Qualsiasi strategia comunicativa è un percorso lungo, con una curva di apprendimento e di risultato ampia e molti si scoraggiano dopo le prime settimane senza alcun risultato.
  • Poca affinità con gli strumenti
    Non ci sono complessità tecniche insormontabili. Quasi tutto è accessibile e assimilabile da chiunque abbia un minimo di predisposizione. Sono molti gli strumenti, i tool di analisi e le piattaforme di promozione a pagamento. La quantità, non la complessità, determina lo scoraggiamento.

Sto parlando di fare un Brand personale, ma spesso questi motivi sono applicabili anche alla comunicazione aziendale delle piccole imprese o ai liberi professionisti.

“Ci sono tre tipi di aziende (o persone): quelli che fanno accadere le cose, quelli che guardano le cose accadere e coloro che si chiedono cos’è successo”

Così dice Philip Kotler in “Kotler on Marketing: How to Create, Win, and Dominate Markets”. Questo è il momento in cui serve trovare a tutti i costi il tempo, l’energia, la motivazione e affiancarli a una ben ragionata strategia e a un’ottima conoscenza degli strumenti. Il rischio di perdere soldi e clienti è altissimo se non si offre del valore aggiunto che non si è in grado di comunicare. “C’è solo una strategia vincente. È definire con precisione il target di mercato e dirigere un’offerta superiore a quella del mercato di destinazione”, qualcosa che impatti a tutti i livelli nelle percezioni dell’acquirente. Se è vero che un professionista deve essere competente e preparato, non è possibile, nel mondo attuale, non saperlo manifestare con teorie e fatti. Perché chi ti osserva pensa che se non hai tempo per te probabilmente non lo avrai neanche per il tuo cliente.