Leggevo qualche giorno fa un post di Cole Camplese dal titolo “Can We Return to Blogging?“, titolo che ha attirato la mia attenzione e che, oltre ad aver ripercorso velocemente la storia del blogging, ha aggiunto validi motivi per tornare (per chi lo avesse abbandonato) ad utilizzare questo mezzo di comunicazione il cui potenziale è ancora intatto, a disposizione.

Ricordo come, ad un certo punto, molti di quelli che avevano ottimi Blog sono passati in massa a Facebook, ritenendo l’applicazione di Mark Zuckerberg più performante e con maggiori prospettive future. Oggi viviamo un’epoca di grandi cambiamenti in questi giardini recintati del web privato, come ha scritto (post che nottetempo ha misteriosamente cancellato, fortunatamente ha scritto cose risapute) John Lincoln: “Facebook ha messo il chiodo nella bara per la copertura organica. La tua pagina e la tua community non significano più nulla a meno che tu non faccia pubblicità“. Tutto questo, negli obiettivi di Menlo Park, servirà a rendere più rassicurante l’esperienza degli utenti che vedranno quasi solo i loro legami forti. Tuttavia questo è un grande cambiamento che mina la portata di piccole aziende, professionisti e singoli comunicatori che si ritroveranno con un pugno di mosche.
Creando uno sbarramento all’ingresso, hanno fatto in modo che solo le imprese più grandi con tasche più profonde possano permettersi la copertura di cui hanno bisogno“, mentre, ribadisce John, rischia di essere vanificato l’investimento che in questi anni ha fatto chi non ha grandi budget a disposizione.

Cole Camplese nel suo post dice una cosa che condivido: “Penso di aver fatto un grosso errore. Alcuni dei miei amici avevano ragione, i “mi piace” non contano davvero (…) Dobbiamo correggerci. Dobbiamo trovare una nuova strada da percorrere e mi impegno a tornare al Web aperto. Penso che sia tempo per qualcosa di nuovo. (…) Penso che tutti abbiamo bisogno di reinvestire nella creazione di contenuti pubblicati sui nostri domini”. Non so se, come afferma Cole, “queste piattaforme siano pronte per il loro canto del cigno. Hanno fatto abbastanza danni e non hanno alcuna intenzione di risolverli”. Dal mio personale e limitato punto di vista noto che il blog è sempre più performante nel farmi ottenere una forte identità e solidi contatti. Ben venga questa ondata di ritorno al blogging, ma la finalità che io perseguo da sempre, e in cui il Blog non mi ha mai deluso in questi anni, è la sua grande forza promozionale e di posizionamento. Se dovessi dare dei meriti alla mia fortuna lavorativa di questi ultimi anni non avrei alcun dubbio nell’indicare il Blog come il maggiore “responsabile”. Concludo sempre con Cole Camplese che dice: “Penso che sia ora di reclamare la nostra identità”. Le piattaforme social ci hanno convinto che avremmo avuto uno spazio e ci saremmo distinti attraverso i contenuti, ma la realtà è che oggi ci distinguiamo solo se il contenuto cede il passo alla polemica o alle immagini che divertono un pubblico annoiato, che non sente il bisogno di crescere o informarsi. Chi cerca un contenuto articolato o informativo, fatto per durare nel tempo, sa che non lo troverà su Facebook. Chi scrive contenuti in cui mette il massimo impegno e li cura maniacalmente sa che non deve pubblicarli su Facebook.