Parlare di autunno in estate fa sorridere, ma l’autunno a cui assistiamo è del “web aperto”. Il web aperto, rappresentato dal protocollo che ha appena festeggiato il suo 25esimo compleanno, inventato da Tim Berners Lee al CERN di Ginevra nel 1991: il WEB!

Secondo John Herrman, “i siti web sono vestigia inutili di un tempo passato; prima che ci fossero modi migliori per trovare cose da guardare sul computer o il telefono”. Questa, forse affrettata, analisi è, purtroppo, supportata dai dati.
Quando Steve Jobs nel 2007 presentò il primo smartphone innescò una rivoluzione culturale prima che tecnologica, consentendo l’accesso a internet ad una vastissima popolazione che, prima di allora, non aveva mai avuto un buon feeling con i computer e consentendo a tutti la semplice connessione in mobilità. Questa connessione avviene attraverso le app più che attraverso lo scomodo e spesso non compreso browser interno. Siamo nell’epoca dei “giardini recintati”, che hanno sostituito il WEB in un’ampia parte della popolazione, quella abituata a fruire le informazioni più che a compiere il gesto creativo di cercarle o verificarle.

Content Wars

C’è un elemento che lega la vecchia Internet a quella nuova. La necessità, per chi la vuole utilizzare a fini comunicativi, di creare contenuto, e la fruizione di quest’ultimo da parte di chi si serve di questi strumenti come mezzo di informazione.
John Herrman sostiene che la prossima Internet è la TV. Assisteremo una naturale trasformazione delle app social che diventeranno i luoghi in cui fruire contenuti video. Alcune di queste nascono addirittura con questa vocazione, come Snapchat, per esempio. I canali Discover sono, a tutti gli effetti, delle TV che sperimentano un nuovo modo di comunicare con il loro pubblico.
Oggi non ha quasi più senso imporre un dominio o un sito web al pubblico. La battaglia è sui contenuti e non sul luogo in cui questi vengono pubblicati. Una guerra dei contenuti in cui brand e persone comuni sono impegnate per generare attenzione e reputazione nei loro confronti. Creare un e-commerce o un sito web, nel 2016, comporta il rischio di esaurire la fase, pur necessaria, di startup prima di raccogliere i benefici attesi. Oggi nella vendita online e nella distribuzione di contenuti abbiamo player talmente affermati e consolidati, che non riusciremo a batterli nel loro campo.
Se come aziende o persone non possiamo più immaginare di avere la meglio sul potere mediatico di questi colossi, non ci rimane che “batterci” (tra noi) a suon di contenuti. Contenuti che, ironia della sorte, sono alla base del prosperare di queste stesse app e che concedono a tutti di ricavare un piccolo pubblico.

Conclusioni

Questo post non vuole essere l’ennesimo grido di allarme sulla morte del WEB (e di conseguenza della SEO), ma solo tentare di guardare i dati con distacco critico e con una razionale analisi di prospettiva che, se non assisteremo a nuovi sconvolgimenti, vedremo consolidarsi nei prossimi anni.
Il contenuto è il maggiore territorio di sfida che abbiamo a disposizione. Ne hanno bisogno le piattaforme e gli utenti.
Sono dell’avviso, e sostengo, che le aziende che oggi vogliano avvantaggiarsi nell’utilizzo di questi strumenti, devono fare un investimento sul fronte dei contenuti prima ancora che in ambito tecnologico.