Ho avuto l’occasione di conoscere molti manager in questi anni, ne ho visti di tutti i tipi: quelli anziani, quelli giovani, quelli anziani con spirito innovativo e quelli giovani ma anziani nelle idee.
L’esempio più classico, che fortunatamente incontro sempre meno, è il dirigente cresciuto con il telefono fisso, il fax, le fiere di settore e i media tradizionali. Normalmente vengo invitato ad esporre le mie idee sulla comunicazione digitale da un suo sottoposto o dalla segretaria, difficilmente riesco a vincere la barriera della diffidenza verso queste nuove tecnologie.
Il famoso economista John Maynard Keynes, infatti, ha detto:

La difficoltà risiede, non tanto nelle nuove idee, quanto nello sfuggire a quelle vecchie che, per quelli che sono stati educati nel modo in cui la maggior parte di noi lo è stata, si ramificano in ogni angolo delle nostre menti

Le tecniche che funzionavano 30 anni fa ora non funzionano più. Se togliamo la televisione nazionale, media che in Italia si possono permettere al massimo 100 aziende, non è rimasto molto: le riviste di settore sono quasi sparite, i quotidiani cartacei hanno un pubblico che si riduce sempre più e quelli online hanno il guaio che i banner sono snobbati dagli utenti ormai esperti nel riconoscerli. Fiere e radio funzionano in alcuni casi e in altri molto meno (vi ricordate lo SMAU quindici anni fa com’era e come è oggi?).

Comunicare oggi significa anche costruire il proprio media, il web è un’opportunità da cogliere e per coglierlo nel modo giusto non dobbiamo esclusivamente affidarci alle pubblicità sui grossi Social Network, post/banner a pagamento e campagne di mail. Le aziende dovranno imparare a diventare editori di informazioni riguardati il loro settore e ad imporsi nelle ricerche di Google attraverso contenuti utili, chiari che infondano nella potenziale clientela la certezza che l’azienda è solida, capace e aperta alle conversazioni.

Proprio come afferma Rebecca Lieb, nel suo studio: Content: The New Marketing Equation

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