Mi accorgo sempre più spesso che c’è gente che ripone troppe aspettative nelle piattaforme di conversazione sociale. Si aspettano di ottenere clienti e grandi riscontri a fronte di un contenuto promozionale ben raccontato. Io stesso subisco queste suggestioni. Ho la smania per i cambiamenti, un tarlo nel cervello che mi dice di cambiare, che tutto quello che ho fatto fino ad oggi è vecchio e va cercata una strada nuova. Lo scotto consiste nel rimanere indietro e farsi sopraffare dalla concorrenza. Poi a volte mi fermo e faccio la conta dei risultati, un’impietosa analisi al netto delle gratificazioni estemporanee, di uscite più o meno azzeccate, in tutte le piattaforme in cui sono impegnato. Da questa scomposizione ne traggo riflessioni che frenano il mio istinto esageratamente progressista e torno, per qualche giorno, razionale e conservatore.

Ecco, questo è uno di quei momenti. Odio misurare il “ritorno dell’investimento”. La passione è il mio motore, non i freddi fogli di calcolo in cui stabilire un calendario editoriale, valutarne gli effetti e percorrere solo le sicure strade di una strategia efficace. Chi gioca al tavolo della comunicazione deve osare e tentare le carte dell’azzardo e della fortuna. Una vita nella noia di promozioni rivolte a pagine d’atterraggio, anche se solida e proficua, non fa per me. Ma questo è un momento di arresto e di analisi, una fermata per riprendere fiato e ripartire con maggiore slancio.

L’analisi

Negli ultimi dodici mesi ho utilizzato le maggiori piattaforme social, dalle pagine Facebook ai canali Telegram, dal Blog a LinkedIn Pulse. Ho postanto i contenuti più diversi, social object, video, testi, fino ai semplici messaggi di stato. Alla fine ho trasformato in clienti e fatturato alcuni di questi strumenti e contenuti. Tuttavia non tutti hanno dato i risultati sperati; chi è stato il vincitore? Da quale contenuto postato, in uno dei tanti luoghi digitali, è arrivato il maggiore numero di clienti? La risposta è tanto semplice quanto deludente, per me che mi nutro di cambiamento: il BLOG!

Quasi il 60% dei contatti che si sono poi trasformati in fatturato arrivano dal vecchio e noioso Blog! LinkedIn è il vincitore tra le piattaforme sociali con un misero 5% e il resto non ho ben chiaro come sia arrivato; probabilmente attraverso il “passa parola” nel dark social delle relazioni private.

Infotainment vs blogging

Fate video, i video sono il futuro. L’ho pensato, detto e fatto. Ma i risultati? Molti complimenti, molte visualizzazioni e condivisioni. Gli unici contatti ricevuti erano per chiedermi come li avessi realizzati, con quali strumenti o tecniche.
Ho creato una presenza costante su tutti i canali, interagito con chiunque e cercato di intrattenere relazioni e conversazioni. Non comporta fatica, mi piace, ma costa tempo. I Social Network sono canali infotainment e relazionali, non canali di vendita diretta. Ma questo lo sapete già e l’ho già scritto almeno dieci volte negli ultimi sei mesi. Il Blog soddisfa un bisogno percepito. Anche se vi trovano in pochi, questi vi apprezzeranno e, se ne sentono la necessità non esiteranno a contattarvi. Nei social conversate e nel blog stabilite un’authority che pochi sanno affermare.

Maledetto blog. Vorrei cambiarlo, trovare qualcosa di più moderno. Era all’avanguardia nel 2000, ma oggi questa piattaforma puzza di vecchio. Questo retaggio dell’Internet dei primi pionieri è ancora maledettamente attuale. Forse dovremmo trovargli un nuovo nome, collegarlo ad una nuova tecnologia o renderlo più alla moda, come i vecchi dischi in vinile. Alla fine delle considerazioni rimane il fatto che, se si vogliono avere risultati bisogna passare attraverso il blog. Un post su Facebook con 1.000 like non porta un cliente, mentre se 1.000 persone ti trovano su Google con un contenuto utile, la probabilità che uno di questi diventi un cliente è alta.

Al Bar di Facebook tutti vogliono divertirsi e rilassarsi, ma chi visita l’azienda Blog è un potenziale cliente che vede il prodotto, chiede il prezzo e, forse, acquista.