Con la concessione a tutti di pubblicare dirette video su Facebook si è visto un iniziale entusiasmo nei confronti dello strumento. Dai live fiume di oltre un’ora di Matteo Renzi a quelli del blogger di settore. Moltissimi hanno sperimentato la nuova possibilità comunicativa e ne hanno verificato l’efficacia. Anche se è ancora prematuro fare bilanci, molti rilevano che una parte del pubblico ha cominciato a disinteressarsi alle dirette, specie quelle in cui non c’è un vero contenuto o sono fatte senza un reale motivo.

I giovanissimi sono il pubblico naturale del contenuto video. Hanno più tempo a disposizione, sono spesso interconnessi e il fattore “intrattenimento” li coinvolge più facilmente rispetto a chi accede a Facebook o LinkedIn dal lavoro. Al contrario, se il nostro target fosse costituito dai manager che accedono a Internet per prendere decisioni informate, difficilmente arriveremmo a loro attraverso un video. Ci riusciremmo meglio, probabilmente, con un testo di facile lettura e con focus ben chiari.

Prima di Facebook, i video erano quasi una esclusiva di YouTube. Anche in quel caso, per quelli di maggiore successo, si trattava di video di puro intrattenimento destinati ai giovanissimi, oppure di video tutorial di qualità o di corsi online. Ottimi esempi in quest’ultimo ambito sono quelli di Giorgio Tave, Marco Montemagno e Rudy Bandiera che rappresentano, anche se con diversi contenuti e registri comunicativi molto personali, ottimi esempi di video per il settore senior/professionale. Come potrete notare, la somma dei tre signori che ho appena citato non arriva nemmeno alla metà, in fatto di view e coinvolgimento del pubblico, di un qualsiasi youtuber di fama. Questo perché si rivolgono ad un pubblico più “anziano”, con contenuti professionali/motivazionali. Un pubblico maggiormente predisposto a leggere e si trova in luoghi, come l’ufficio, in cui non può aspettare i tempi del video per ricevere l’informazione desiderata.
In questo post, Giorgio Tave, racconta che solo il 18% tiene l’audio attivato. Quindi i numeri esibiti da Facebook in fatto di visualizzazioni sono largamente edulcorati dalla piattaforma. Se leggete 1.000 pensate a 200.

Conclusioni

  • Se siete giovani, pubblicate il video in cui giocate all’ultimo titolo per PS4 e vi rivolgete ai giovanissimi, i numeri sono fondamentali e avete la possibilità (se ne siete in grado) di coinvolgere larghe fette di pubblico.
  • Se fate video informativo/divertenti che vengono fruiti fuori orario di lavoro da un pubblico in cerca di relax e dimostrate di avere una grande capacità di intrattenimento, ottenete grandi numeri.
  • Se parlate di argomenti tecnici, date informazioni di lavoro o vi rivolgete ad un pubblico che, mentre lavora, non ha molto tempo oppure non può alzare il volume e ascoltarvi, i numeri saranno decisamente più ridotti.

Mi chiedo se, in riferimento a quest’ultima tipologia di pubblico, non sia meglio continuare a realizzare post testuali, magari ben organizzati e ben scritti. Per certi segmenti di pubblico i video di Facebook sono condizionati da una componente, il tempo, sempre più rara soprattutto tra i professionisti e chi riveste ruoli dirigenziali. È molto complesso arrivare ad un pubblico senior tra i 40 e i 60 anni attraverso un video che andrebbe anche opportunamente inserito in un contenuto che lo contestualizzi e lo sostenga. Chi cerca informazioni e ha fretta vuole la certezza che, se deve usare una parte del suo tempo, avrà un sicuro ritorno dell’investimento.
Chi usufruisce del contenuto lo paga, con il suo tempo.