In Italia aderiamo, con qualche ritardo rispetto agli USA, alle tendenze che immancabilmente arrivano anche a noi. Ora Facebook è il dominatore assoluto e incontrastato delle piattaforme di comunicazione sociali e lo rimarrà a lungo. Facebook è di semplice utilizzo e l’adozione di massa facilità l’apprendimento per passa parola anche tra la popolazione meno preparata tecnicamente. Non è raro infatti trovare sulla piattaforma di Mark Zuckerberg anche persone anziane che lo utilizzano come fonte primaria di informazione.

Nel bel paese l’amato Facebook potrebbe, in un futuro vicino, e già se ne vedono i segnali, subire l’abbandono di larghe fette di popolazione, specie tra i più giovani, proprio come sta avvenendo negli USA a favore di app (il mezzo primario di collegamento ad internet è lo smartphone) che rendono più facile e meno controllabile dai genitori, quello che si posta e le conversazioni che ne derivano.

Proprio come racconta Andrew Watts, giovane studente di Austin, Texas: “Facebook, per noi ragazzi è come se fosse morto. E’ quel servizio a cui tutti ci siamo iscritti alle scuole medie perché era figo, ma ora sembra un’imbarazzante cena in famiglia da cui non te ne puoi andare“. Anche in Italia sono molti i ragazzini che si rivolgono altrove; tengono aperto l’account Facebook, ma le vere conversazioni si sono spostate su Instagram, YouTube e la messaggistica.

Credo che nel post sopra citato ci siano, finalmente, i veri motivi per cui Instagram è entrato nel cuore di moltissimi e il perché sia stato adottato così velocemente e ce lo spiega efficacemente l’intervistato:

Su Facebook con 1.500 amici, se posto qualcosa ho al massimo 25 mi piace. La stessa cosa postata con Instagram con 800 follower mi procura oltre 250 di like. Questo perché fare like sulla app delle foto non comporta rendere pubblica la preferenza ad amici e parenti che possono contestare o commentare il comportamento. (…) Instagram è di facile lettura e la gente si prende il tempo di curare le immagini, modificandole con filtri e ritagliandole. Il contenuto è migliore di qualsiasi altro social network.

Se poi ci mettiamo che è cool, non consente di essere “taggati” in modo aggressivo, non richiede il presidio costante delle conversazioni, non ci sono link di spam e si può postare in continuazione senza recare disturbo o apparire eccessivi ne decreta il vero social vincitore tra i giovani.
Anche Twitter, inizialmente adottato, ora è considerato dai giovani pericoloso. Chiunque può leggere quello che si posta e la sua trasparenza potrebbe influire in un futuro lavoro. Poi è visto come un social network complesso con interazioni scarse, facendoli allontanare in favore di piattaforme in cui hanno la percezione di essere più visti e apprezzati.
Sempre su Twitter è molto interessante il post di Dan Zarrella nel quale ha illustrato i risultati di uno studio realizzato analizzando oltre 130.000 account. In pratica è giunto alla conclusione che per ottenere molti seguaci non è fondamentale conversare sulla piattaforma di microblogging ma postare cose interessanti e rilevanti. Il pubblico, in estrema sintesi, non lo si crea con il chiacchiericcio ma con la condivisione di post utili e stimolanti.

Che i social network si stiano specializzando con target specifici di pubblico ormai è cosa nota. Lo si può notare dal raggiungimento di quasi un milione e mezzo di ragazzini italiani che seguono Lorenzo Ostuni, alias Favij su YouTube.
Ora tocca a noi prendere la giusta direzione, in previsione di quello che potrà accadere, anticipando le tendenze future della comunicazione digitale dei prossimi mesi/anni.