Credo che l’autenticità sia l’aspetto fondamentale dell’influencer marketing. Lo conferma anche l’articolo apparso qualche giorno fa su AdWeek, “Influencer Marketing in 2017 to Evolve into Brand/Agency-Owned Networks”. Molte grandi aziende, negli ultimi mesi, si sono rivolte a nomi noti dello spettatolo, le cosiddette “celebrities”, per ottenere online risultati poco significativi a fronte dei grandi numeri del loro seguito. Lo scarso rendimento di queste figure è da imputare alla loro bassa capacità di stabilire delle relazioni sullo stesso piano con il proprio seguito e al fatto che qualsiasi loro comunicazione viene vista come una palese promozione. Al contrario, blogger e youtuber, godono di una migliore percezione presso il loro pubblico che, oltre e ritenerli esperti nel loro campo, li vede come persone alla pari e accessibili. Questi influencer ottengono risultati decisamente migliori in proporzione alla loro fanbase, consentendo alle aziende di accreditarsi presso un pubblico molto verticale e interessato.

Per lavoro, faccio consulenze ad alcune aziende che si occupano di questo settore, come Buzzoole, una startup che ha visto nell’influencer marketing il futuro in anni in cui non era facile prevederlo e, oggi, coglie degli importanti risultati. Questa azienda, come le altre con cui lavoro, si stanno inventando il modo corretto per mediare tra influencer e aziende e mi accorgo che le difficoltà non mancano. La più ingombrante di queste è imputabile alle aziende. Non hanno compreso che, se vogliono autenticità e blogger credibili, devono concedere, a questi, due condizioni indispensabili per permettere che la loro comunicazione e quella di chi la diffonde, rimangano credibili e autentiche, ovvero la libertà di espressione (basta con i comunicati stampa da copiare e incollare) e la libertà di dire che si tratta di una comunicazione a pagamento.
Conosco molti blogger e personaggi influenti della rete che hanno fatto una professione di questa loro capacità di ottenere attenzione. Chi meglio di loro è a conoscenza del modo corretto di comunicare al loro pubblico? E perché dovrebbero farlo di nascosto, senza dichiarare di essere stati contattati dalla azienda? Davvero pensate che il pubblico sia così sprovveduto da non accorgersi che si tratta di un contenuto promozionale?

Care aziende, se volete un bel pubbliredazionale old style rivolgetevi alla sezione “motori” o “tecnologia” dei noti quotidiani nazionali, che hanno maggiore dimestichezza nel celebrare il vostro prodotto senza fare tante domande. Ma se volete autenticità e credibilità, accettate il rischio di far emergere pregi e difetti di quello che proponete, concedendo agli opinion leader del vostro settore la massima libertà. Perché è più credibile ed efficace una recensione in cui emerge qualche difetto rispetto ad una che tesse solo lodi.