Mi aggancio a quello scritto da Rudy nel post di ieri: “Nei social media c’è poco di tecnico e molto di empatico” in cui afferma una verità sacrosanta, ovvero che le conversazioni online non sono alla portata di tutti e serve una naturale predisposizione. Mentre la tecnica è semplice da imparare e assimilare, gli atteggiamenti e il modo di porsi nelle conversazioni, fanno parte di un bagaglio che è scritto nel DNA.
In questi anni ho conosciuto molti che hanno iniziato questo mestiere, in comune avevano tutti l’ottima conoscenza tecnica, ma pochi sono riusciti a “bucare lo schermo” veramente. Mi aggancio ad uno studio realizzato dalla Associazione di Marketing Tedesca (Deutschen Marketing Verbands) in cui avvertono gli associati che “…la sperimentazione e l’apprendimento sono indispensabili nel nuovo, flessibile, mondo globale del lavoro” avvertendo chi opera da anni in questo ambito che sono finite le prassi consolidate e che “bisogna uscire dalla zona confort“.

Se si vuole sopravvivere bisogna evolvere ed essere predisposti ad imparare, essere in grado di pensare trasversalmente e muoversi come un pesce nell’acqua di un mondo interconnesso, in cui le relazioni digitali vanno coltivate e fatte evolvere continuamente. Gli operatori di marketing “sono tenuti a pensare in maniera estremamente agile“, spiega Dirk Bathen, autore della relazione del DMV.
I dati della relazione, basata sull’intervista di professionisti del settore tedesco, non fa ben sperare e solo il 23% di esso confessa di essere pronto ad affrontare le sfide del nuovo marketing e della pubblicità.

Alla luce di questi fatti, si può macroscopicamente indicare come la ricetta per riuscire al meglio nel complesso mondo del digital marketing il mix di questi 3 fattori: tecnica, cuore e curiosità.